Si e’ svolta oggi in prefettura a Napoli, in modalità telematica, una riunione presieduta dal prefetto di Napoli, Marco Valentini, con il direttore generale per la Tutela della salute della Regione Campania, Antonio Postiglione, i direttori generali dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, dell’Asl Napoli 2, Antonio d’Amore e dell’Asl Napoli 3, Gennaro Sosto, insieme alle organizzazioni sindacali del personale medico.
L’incontro e’ stato convocato nell’ambito delle procedure previste dalla legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, in seguito alla dichiarazione di sciopero dei medici del servizio di emergenza territoriale 118, proclamato dalle organizzazioni sindacali per il prossimo 26 marzo, per la mancata composizione della vertenza in corso con la Regione Campania relativa alla decurtazione dell’indennita’ oraria precedentemente prevista in favore dei medici.
Valentini, nel sottolineare il grave momento di emergenza sanitaria nazionale in cui il diritto alla salute dei cittadini deve essere oggetto di particolare tutela, ha formalmente invitato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali a desistere dal proposito di astensione dalle prestazioni, sollecitando, nel contempo, i rappresentanti della Regione affinche’ proseguano tempestivamente tutte le iniziative di dialogo e di confronto.
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La vertenza dei medici del 118 si e’ “ulteriormente aggravata a seguito dell’arrivo di richieste di restituzione di cifre ingenti a medici convenzionati dal 118 da corrispondere in un’unica soluzione”. Lo afferma una lettera di 16 sindacati dei medici al prefetto di Napoli, Marco Valentini. Una lettera in cui i sindacati sottolineano che “senza l’indicazione dei tempi certi, per la soluzione della vertenza, piu’ volte colpevolmente rinviata, e senza una sospensione degli atti amministrativi posti in essere in maniera arbitraria ci si vedra’ costretti ad a elevare ulteriormente il livello della protesta indicando uno stato di agitazione della Sanita’ Pubblica”. In merito alla vicenda il 118 ha gia’ dichiarato uno sciopero il 26 marzo. Nella missiva i sindacati segnalano che la restituzione delle somme, anche in un’unica soluzione, sono “gravi atti amministrativi che avvengono senza che vi sia stata alcuna sentenza della Corte dei Conti che ha avviato, a quanto risulta, la sola attivita’ istruttoria e senza che si abbia alcuna attenzione per il pesante carico emotivo che insiste sui professionisti gia’ provati dall’emergenza pandemica, dalla pesante carenza di organico e dalle decurtazioni delle indennita’ gia’ poste in essere”.
“Sembra quasi – sottolineano ancora – che si vogliano procedere allo smantellamento del sistema pubblico di emergenza territoriale aprendo scenari di privatizzazione selvaggia e demedicalizzazione del servizio con l’inevitabile compromissione dei livelli essenziali di assistenza nel settore gia’ drammaticamente provato dall’assistenza territoriale”.
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