Continuano le fibrillazioni all’interno dell’Ordine degli avvocati di Torre Annunziata.
Stamane infatti i consiglieri Antonio Cesarano, Elio D’Aquino (vicepresidente dimissionario), Germaine Popolo, Maria Florinda Di Leva, Paolo Sicignano, hanno protocollato un documento da rendere noto agli iscritti con cui chiedono la convocazione di un’ assemblea e le dimissioni dell’intero consiglio onde dare la parola all’avvocatura intera in seguito ai gravi conflitti sorti in seno all’ordine.
Nei mesi scorsi vi erano state altre fibrillazioni con documenti, richieste di dimissioni della presidente Luisa Liguoro e ricorso al Tar. Ma ora questo nuovo documento pone all’attenzione degli avvocati iscritti all’Ordine di Torre Annunziata nuove riflessioni delle quali la dirigenza non potrà non tenerne conto.
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Riportiamo il testo completo del documento:
“Cari colleghi,
La particolare situazione di paralisi in cui si trova il Consiglio dell’Ordine di Torre Annunziata, sta determinando di fatto l’assenza di iniziative finalizzate a garantire le concrete esigenze di tutta l’avvocatura torrese.
È noto che le vicende che hanno ruotato intorno alla Fondazione De Nicola, di fatto azzerata nei suoi componenti con delibera del 28 luglio 2020, hanno provocato situazioni di grave conflitto all’interno del Consiglio e dei suoi rappresentanti.
Le tensioni hanno trovato il loro epilogo in una richiesta di dimissioni di tutto l’ufficio di presidenza proposta da 11 consiglieri, questione allo stato pendente davanti al Tribunale amministrativo regionale.
‘Il fallimento del progetto politico’
Il fallimento di un progetto politico nato intorno a personalità che hanno condizionato la vita dell’ordine forense per decenni, ha determinato una divaricazione tra i fautori di dannose restaurazioni e i protagonisti di un possibile nuovo corso, improntato a chiarezza e trasparenza, con il conseguente acuirsi di uno scontro sempre più asfissiante per l’intera categoria.
A tutto questo l’avvocatura del nostro territorio, già sconcertata per i disagi e i decessi che anche tra colleghi sta determinando la pandemia, assiste stanca e per certi versi rassegnata.
Noi siamo convinti che in uno dei momenti più delicati della nostra storia professionale, l’organo di governo dell’avvocatura non possa sottrarsi, nel rispetto di minimi criteri di trasparenza, ad informare la classe su quanto materialmente sta accadendo.
‘CONVOCARE AL PIU’ PRESTO UN’ASSEMBLEA’
Chiediamo pertanto che una volta superata questa ultima fase emergenziale, venga convocata, con urgenza, un’assemblea degli iscritti per un ampio confronto su quanto sta accadendo, assemblea a cui questo consiglio dovrebbe avere il coraggio di presentarsi dimissionario.
E’ venuto il momento che il dibattito, al momento vissuto solo all’interno delle stanze del consiglio, coinvolga tutta l’avvocatura torrese in una riflessione comune.
Abbiamo apprezzato il coraggio e lo spirito di abnegazione, per certi versi anche tardivo, di chi ha inteso emanciparsi da un assetto di potere che bloccava le decisioni del consiglio e ne impediva una gestione autonoma e indipendente, ma è evidente che allo stato la situazione è sterilizzata da frustranti idiozie e da puerili ambizioni.
E’ pur vero che un decadimento generale di tutti i livelli di rappresentanza, sempre più privi di credibilità e autorevolezza, sta attraversando i diversi settori della vita politica e amministrativa, caratterizzati da una profonda destabilizzazione.
Ma è anche vero che un sentimento di ribellione della collettività sta dando un nuovo impulso a scelte coraggiose e all’insegna della preparazione, dell’esperienza, delle capacità.
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Per quanto attiene alla situazione degli ordini forensi, una recente interrogazione parlamentare dei nostri iscritti Avv. Antonio Pentangelo e avv. Catello Vitiello, hanno messo in evidenza come la nostra categoria è in questo momento paralizzata da organi rappresentativi al Consiglio Nazionale Forense privi di qualsiasi affidabilità.
In questa ottica, sulla scorta di costruttive dimissioni già depositate dal vicepresidente, anche sottoscrittore del presente documento, riteniamo che lo scioglimento del consiglio dell’ordine su iniziativa di una maggioranza di consiglieri pronti a dimettersi, sarebbe una coraggiosa soluzione per dare voce alla volontà degli iscritti e per superare una situazione che è divenuta insostenibile.
E’ questo, dunque, l’appello che rivolgiamo agli altri consiglieri, nell’auspicio che sterili ambizioni a ricoprire poltrone e asfittiche pratiche spartitorie non prevalgano su un comune senso di responsabilità”.
(nella foto da sinistra i cinque avvocati consiglieri firmatari: Elio D’Aquino,Maria Florinda Di Leva, Paolo Sicignano, Germaine Popolo e Antonio Cesarano)
Articolo pubblicato il giorno 19 Marzo 2021 - 16:41