NAPOLI. La protesta dei medici campani del 118 è arrivata sul web: in 48h ha superato le 4mila firme la petizione lanciata su Change.org da Francesco Maria Monti che chiede al Presidente della Regione De Luca, al Ministro della Salute Speranza e al Presidente del Consiglio Mario Draghi di fare un passo indietro sui tagli delle indennità “decisi dopo che la Corte dei Conti ha chiesto dei chiarimenti sulla legittimità dell’indennità oraria aggiuntiva di 5,16 euro” a loro riconosciuta e che vedrebbero ridotti non solo gli stipendi dei medici “di quasi un terzo della retribuzione mensile”, ma anche la restituzione da parte del personale di “ingenti cifre che oscillano dai 50 ai 90 mila euro”.
L’autore dell’appello online descrive “forti sentimenti di rabbia, sconforto, demotivazione e disorientamento serpeggiano nei camici bianchi del 118 in Campania in questi giorni”.
In conseguenza dei tagli previsti, prosegue, “i medici che lavorano a tempo determinato non rinnoveranno gli incarichi e preferiranno incarichi di Continuità Assistenziale o altre occupazioni”. Non solo: “I Medici titolari di contratto a tempo indeterminato di Emergenza territoriale alla prima occasione utile (es. assegnazione zone carenti di medicina di base e continuità assistenziale) opteranno per tali attività”.
Infine, “Molti dei medici che stanno svolgendo i corsi di formazione per medico di emergenza territoriale 118, di fronte ad una prospettiva economica poco allettante (-850€ sullo stipendio) non accetteranno gli incarichi a tempo determinato proposti dalle Asl, sia per il 118 sia nei Pronto Soccorso per i codici verdi”, conclude Monti.
L’appello ricostruisce la dinamica degli eventi, spiegando che “l’indennità” di cui sopra “fu disposta con delibera regionale dalla Campania (n. 6872 del 3 novembre del 1999) nell’ambito del processo di attivazione del Sistema 118, ai medici della ex guardia medica (convenzionati dunque) passati a svolgere i compiti di Medico di emergenza territoriale 118, come remunerazione aggiuntiva al trattamento economico previsto per il medico di guardia medica dal contratto allora vigente, in considerazione di una specifica attività lavorativa, e relativi rischi, che la stessa delibera definiva “usurante” e ad “elevato rischio fisico””.
Ma la previsione “non è stata chiaramente indicata nei successivi accordi nazionali di lavoro e integrativi regionali (A.I.R.) che testualmente recitavano al Capo VI del 09/12/2015 del BURC “Nelle more della definizione di uno specifico provvedimento oggetto di un successivo accordo con le OO.SS, rimangono in vigore le norme previste dal PRECEDENTE ACCORDO INTEGRATIVO REGIONALE e dall’ACCORDO NAZIONALE VIGENTE” da cui è generata l’equivoca interpretazione restrittiva dell’autorità giudiziaria contabile che chiede chiarimenti in merito”.
I firmatari dell’appello online esprimono solidarietà ai medici e ne appoggiano le richieste:
-”Quest’ultimo anno ha dimostrato quando sia importante e necessario il loro lavoro. Il minimo che si possa fare è non negare loro ciò di cui hanno diritto”, scrive Lars B.;
-”È immorale penalizzare un servizio sanitario così utile ed efficace sul territorio. Di questi tempi di pandemia è GRAVISSIMO!”, scrive Brunella B.;
-”È vergognoso che si facciano tagli allo stipendio retroattivi sulla base di cavilli burocratici proprio alle categorie di personale sanitario più a rischio”, scrive Irene T.
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