Una rivolta contro lo spietato fenomeno dello ‘sceriffismo’ alimentato dai controlli anti-covid che viene applicato a corrente alternata anche a Scafati e che venerdì mattina è andato in scena al cimitero contro i parenti di alcuni defunti e i componenti di una banda musicale, multata per aver esaudito l’ultimo desiderio di una donna malata di covid.
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Il cimitero di viale della Gloria è stato il palcoscenico del teatro dell’ingiustizia, la tragedia è andata in scena poco dopo le 12 di venerdì 13 marzo quando tre pattuglie dei vigili urbani si sono fermate dinanzi al camposanto per identificare le persone presenti al funerale di una donna di 70 anni, Maria C. deceduta all’ospedale Cotugno di Napoli per Covid e residente nella vicina Boscoreale e quelli di altri quattro defunti che erano in attesa della tumulazione dei propri cari. I vigili urbani hanno pensato bene di ‘stroncare’ quegli assembramenti del ‘dolore’ tra i viali all’aperto del camposanto. E fuori ai cancelli hanno iniziato ad identificare chiunque uscisse, a chiedere l’autocertificazione e i documenti: a quel punto in tanti si sono ribellati, hanno urlato all’ingiustizia. Si è creato il caos, le lacrime, la rabbia di chi oltre a piangere i propri cari stava subendo un’ingiustizia. I vigili urbani, agli ordini del neo comandante Salvatore Dionisio, hanno allertato i carabinieri della locale tenenza che sono accorsi in loro aiuto per sedare la mini rivolta.
In 35 sono stati identificati, 10 erano i componenti della banda – proveniente da Casola di Napoli – del maestro Sorrentino. Gli altri, in gran parte familiari della donna di Boscoreale che stava per essere tumulata nel cimitero di Scafati, che avevano esaudito le ultime volontà della loro cara.
Oltre alla banda musicale la donna aveva espresso il desiderio di essere accompagnata nel suo ultimo viaggio terreno su un carro trainato da cavalli. Ma a bloccare queste ultime volontà sono arrivate le norme di sicurezza per i funerali di persone decedute per covid: il carro funebre trainato dai cavalli ha solo potuto precedere l’auto sulla quale c’era il feretro della donna fino al cimitero. Un gesto simbolico che ha, anche questo, allertato gli uomini della polizia municipale, pronti a far scattare anche in questo caso i controlli anti-covid.
Maria C. si era contagiata circa un mese fa e insieme a lei il marito Francesco. Lei rientrava nella categoria dei fragili, anzi fragilissimi, era una dializzata da anni e probabilmente il virus l’ha cercata e trovata proprio dove lottava per la vita: in un centro dialisi. Ad assisterla e accompagnarla da sempre il marito, camionista in pensione, che si occupava delle sue cure. Quando un mese fa sono stati ricoverati entrambi nel reparto covid del Cotugno Francesco sembrava il più grave dei due, a raccontarlo una delle figlie.
Poi il virus ha ‘tirato a sorte’ nella carambola della morte e Francesco è guarito, pochi giorni fa è tornato a casa, mentre Maria dopo essere stata intubata è crollata: il suo cuore ha smesso di battere e in poche ore è morta.
E i figli che speravano di riportare a casa entrambi i genitori hanno dovuto arrendersi al dolore. “Non l’abbiamo potuta vedere durante la malattia – ha detto la figlia, poche ore prima che il feretro arrivasse dall’ospedale Cotugno – e neanche dopo quando è morta. Ma mamma aveva questo desiderio della banda al suo funerale e del carro con i cavalli”. Già, la banda e il carro con i cavalli.
Venerdì verso le 12, quel carro funebre trainato dai cavalli ha atteso che il feretro di Maria arrivasse da Napoli, davanti casa, una piccola sosta di pochi minuti – come si usa fare nelle esequie del sud, con l’ultimo passaggio dinanzi alla dimora nella quale si è vissuto una vita – in via Sardoncelli, una strada di confine tra i comuni di Boscoreale e Scafati. Una di quelle vie che segna il limite tra una provincia, Napoli, e l’altra Salerno.
Dopo quel saluto simbolico, l’ultimo tratto verso il camposanto – pochissimi chilometri -, con l’auto del feretro preceduta dalla banda e dal carro funebre trainato dai cavalli.
Al cimitero, così come stabilisce il regolamento della città per le persone decedute a causa del covid, il prete ha tenuto una breve funzione funebre fuori dalla chiesa e la banda ha suonato le ultime note dell’Ave Maria per accompagnare il viaggio terreno della defunta.
All’intero del camposanto, in quel momento vi erano altri quattro defunti – appuntamenti scaglionati di mezzora – che dovevano essere tumulati. “C’erano in tutto circa settanta persone – ha detto uno dei presenti – tutti distanziati e con le mascherine, parenti stretti dei defunti come prevede il regolamento che a mano a mano stavano andando via”. Ma nel frattempo è scattato il blitz della polizia municipale, agenti in tenuta anti-assembramento. E così sono stati chiusi i cancelli del cimitero e le persone sono state invitate ad uscire e a mostrare l’autocertificazione e nel caso ne fossero sprovvisti i documenti.
A quel punto la rivolta, le urla, la situazione è sfuggita di mano agli agenti della municipale che si preparavano al ‘pugno duro’ contro i trasgressori. Non è rimasto che allertare i carabinieri per riportare la calma. I poveri parenti, quelli della donna morta per Covid ma anche gli altri, sono stati costretti a giustificare la propria presenza al camposanto, come se non risultasse chiara. E, con l’arrivo delle forze dei carabinieri hanno dovuto dare le proprie generalità in attesa di essere denunciati o multati, si vedrà.
I primi ad essere multati, all’istante, sono stati i componenti della banda: una multa cumulativa per aver violato le disposizioni anti-covid. Mancanza dello stato di necessità a varcare i confini del comune di Casola. Suonare ad un funerale per le forze dell’ordine non è un lavoro e non rientra tra lo stato di necessità prevista dal Dpcm per una regione come la Campania che attualmente è in zona rossa.
Poche ore dopo, è andato in scena un altro doloroso atto di tutta questa vicenda: un post sui social del sindaco Cristoforo Salvati che annunciava le denunce e le violazioni delle disposizioni anti-covid. Inflessibilità delle forze dell’ordine che stanno ‘indagando’ sul caso, mitigata dall’invito ai suoi concittadini a evitare assembramenti e contatti perchè Scafati è una delle città della provincia di Salerno dove si registra il maggior numero di contagi da Covid nell’ultimo mese. Il Comune, tra l’altro, non ha mai vietato le esequie sia per le persone decedute per covid sia per quelle morte per altre cause.
La polizia municipale ha identificato 35 persone, 10 di queste erano i componenti della banda musicale. Non è chiaro se tutte siano quelle che hanno partecipato al funerale della signora Maria, oppure la municipale ha identificato gran parte delle persone presenti all’interno del cimitero: tutti indossavano la mascherina ed erano all’aperto.
Ora non resta che aspettare le ‘indagini’ e attendere che al dolore di chi ha già sofferto per il distacco e per la morte si aggiunga quello di regole cieche al dolore. Non resta che aspettare la scure di ‘inflessibili’ esponenti delle forze dell’ordine che hanno perso anche questa volta l’occasione di provare quell’umana pietà che non può essere scritta in un Dpcm o in una legge, ma che rende umani gli uomini di legge, qualsiasi divisa indossino.
Rosaria Federico
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