“Secondo una ricognizione avviata nel corso del 2019 dall’Agenzia nazionale su un campione di indagine di circa 6.000 beni immobili destinati alle amministrazioni comunali, dai riscontri pervenuti su 2.600 beni, risulta che soltanto poco più della metà dei beni è stato poi effettivamente riutilizzato” si legge nel dossier “Fattiperbene” realizzato da Libera in occasione dei 25 anni dall’approvazione della legge 109 del 7 marzo 1996 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie.
In totale sono 6062i beni immobili (particelle catastali) confiscati dal 1982 ad oggi in Campania , il 45%sono stati destinati dall’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali, mentre il 55% rimangono ancora da destinare. La provincia di Napoli risulta quella con il maggior numero di beni confiscati non ancora destinati: ben 1849. Segue la provincia di Caserta con 1002 e Salerno 349 beni ancora da destinare. Sono invece 913 le aziende confiscate di queste il 30% è stata già destinata alla vendita o alla liquidazione, all’affitto o alla gestione da parte di cooperative formate dai lavoratori delle stesse; il 70% è in questo momento ancora in gestione presso l’Anbsc. La provincia di NApoli prima tra le regioni per il numero aziende destinate(165 ) mentre sono ben 355 quelle ancora in gestione; segue la provincia di Caserta con 61 aziende destinate e ben 180 ancora in gestione presso l’Anbsc.
Sono 36.616 i beni immobili confiscati dal 1982 ad oggi: il 48% sono stati destinati dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati a finalità istituzionali e sociali ma ben 5 su 10 rimangono ancora da destinare. Il maggior numero di beni immobili confiscati e destinati si trova in Sicilia (6.906); seguono Calabria (2.908), Campania (2.747), Puglia (1.535) e Lombardia (1.242). (I numeri sono riferiti alle particelle, ndr).
Sono 4.384 le aziende confiscate: il 34% è stata già destinato alla vendita o alla liquidazione, all’affitto o alla gestione da parte di cooperative formate dai lavoratori delle stesse, il 66% è ancora in gestione presso l’Agenzia nazionale. Anche qui la Sicilia figura prima tra le regioni per il numero aziende destinate (533) davanti a Campania (283), Calabria (204) e Lazio (160).
Libera sottolinea “la positivita'” del percorso fatto e “di tante esperienze nate grazie alla presenza di beni sottratti alla disponibilita’ delle mafie, delle varie forme di criminalita’ economica e finanziaria (dal riciclaggio all’usura, dal caporalato alle ecomafie) e di corruzione”.
Ma il contributo “sarebbe sicuramente maggiore se tutti i beni fossero rapidamente restituiti alla collettivita’ e le politiche sociali diventassero una priorita’ politica a sostegno dei diritti all’abitare, alla salute pubblica, alla sostenibilita’ ambientale, al lavoro dignitoso ed ai percorsi educativi e culturali”.
Dalle relazioni annuali dei commissari straordinari di governo e dell’Agenzia nazionale e’ possibile anche tracciare l’andamento storico delle confische e delle destinazioni, a partire dal 1982. In particolare, fino al 1996 ci sono state 1.263 confische e 34 destinazioni: erano i primi anni di applicazione della legge Rognoni-La Torre, durante i quali non era ancora in vigore la legge per il riutilizzo sociale. Nella seconda decade, dal 1996 al 2008, aumentano notevolmente i numeri e nel solo 2001 si arriva addirittura a 1.023 confische e 315 destinazioni.
Negli anni successivi fino al 2019, ultimo anno per cui si dispone della relazione dell’Agenzia, viene riportato solo il dato relativo alle destinazioni, 1.512 nel 2019. L’andamento storico delle destinazione dei beni mobili registrati e’ tracciabile dal 1982: nella relazione 2017-2018 dell’Agenzia nazionale, infatti, viene riportato che fino al 2018 sono stati destinati 3.829 beni mobili di diversa tipologia, con queste percentuali: distruzione/demolizione 42,07%; comodato gratuito 20,55%; vendita 18,65%; assegnazione a forze dell’ordine 14,60%; cessione ai vigili del fuoco e soccorso pubblico 4,12%. Nel dossier Libera ha anche mappato le esperienze di riutilizzo dei beni confiscati censendo 867 soggetti diversi del terzo settore impegnati nella gestione di beni ottenuti in concessione dagli enti locali, in 17 regioni su 20. Dai dati raccolti emerge che piu’ della meta’ delle realta’ sociali e’ costituito da associazioni di diversa tipologia (468) mentre le cooperative sociali sono 189. Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore, figurano 11 associazioni sportive dilettantistiche, 23 soggetti del terzo settore che gestiscono servizi di welfare sussidiario in convenzione con enti pubblici (aziende sanitarie, enti parco e consorzi di Comuni), 36 associazioni temporanee di scopo o reti di associazioni, 60 realta’ del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 26 fondazioni, 14 gruppi dello scoutismo e 6 istituti scolastici di diversi ordini e gradi.
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