La sua lotta serrata al clan dei Casalesi condannarono don Peppe Diana alla morte. Il ricordo del suo sacrificio come del suo impegno civile restano indelebili nella memoria collettiva
La sorella di Don Peppe, Marisa Diana, in una intervista a LePresse dichiara: “Sono trascorsi 27 anni, e la gente non smette mai di ricordarlo. È diventato un simbolo nazionale”.
“A distanza di tanto tempo ricordo ancora la sua voce, quella di un uomo attivo, buono, coinvolgente. Avevo partorito poco prima che morisse, e veniva da me ogni giorno per coccolarmi”, ha aggiunto.
“La giornata di ieri ci ha accomunato nel dolore per la morte di tanti uomini e donne colpiti da un nemico invisibile e imprevedibile. La giornata di oggi ci invita a condividere la sofferenza per l’uccisione di Don Peppe Diana, e con lui di tanti uomini e donne, anche di età molto giovane, colpiti dalla spregiudicata violenza di altri uomini e donne capaci di imporre ad un intero territorio quel clima di paura, di omertà, di tragica rassegnazione che sembrava poterne rendere invisibile l’azione criminosa”.
Nell’omelia tenuta alla chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, in occasione del 27esimo anniversario dell’omicidio di don Peppe Diana, avvenuto proprio nella sacrestia della parrocchia, Spinillo annoda in modo indissolubile un filo che unisce due giornate tragiche, quella di ieri in cui si commemoravano le vittime del Covid, e quella di oggi, in cui si ricorda il sacrificio del prete anticamorra e delle tante vittime dei clan; due momenti in cui è forte il senso di solidarietà e vicinanza tra le persone, e che soprattutto ripropongono l’importanza dell’impegno per il bene comune, tanto caro a don Peppe.
“La giornata di ieri – dice il Vescovo – chiamandoci ad esprimere la solidarietà e gli affetti che caratterizzano la nostra umanità, ha aperto il cuore alla speranza che l’impegno di tutti e di ciascuno possa aprire nuove vie di vita al cammino della società umana. Allo stesso modo, ancora una volta, la giornata di oggi ci raccoglie ad affermare e soprattutto a celebrare con il Signore della vita la nostra vocazione a vivere fraternamente rispettosi ed attenti gli uni alla verità ed al bene degli altri, ad essere veramente responsabili, davanti a Dio e davanti all’umanità, della vita della comunità in cui siamo innestati”.
“In questi giorni – ha proseguito Spinillo – il nostro carissimo Don Franco Picone, parlando dell’uccisione di Don Peppino Diana, suo predecessore in questa parrocchia, ha voluto sottolineare l’enorme significato della risposta che egli diede al suo assassino quando questi chiese: “Chi è Don Peppe Diana?”. Don Peppe rispose con serena disponibilità: “Sono Io”.
Don Franco ha osservato che in quella risposta non ci fu alcun tentativo di nascondersi o di deviare un discorso che sembrava comunque doverlo impegnare. Don Peppe si presentò senza reticenze e rispose, forse inconsapevolmente in quel momento, come Gesù nel momento della sua cattura nell’Orto degli ulivi: Sono io”.
Il Vescovo di Aversa conclude la sua omelia ricordando le parole di Papa Francesco, secondo cui “la fede che ci ha insegnato Cristo è quella che vediamo in San Giuseppe, che non cerca scorciatoie, ma affronta ‘ad occhi aperti’ quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità”; in queste parole, sottolinea Spinillo, “sembrano risuonare gli inviti alla responsabilità verso la vita della società civile e dell’umanità che leggiamo ancora nel documento “Per amore del mio popolo” (pubblicato da don Diana nel 1991).
Per la giornata in memoria di don Diana sono previste numerose iniziative, tra incontri online con gli studenti del Liceo Segre’ di San Cipriano D’Aversa e dell’Istituto Tecnico tecnologico “Guido Dorso” di Avellino
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