Le immagini della fila di ambulanza fuori al pronto soccorso dell’ospedale Mauro Scarlato di Scafati in attesa di far ricoverare i pazienti covid hanno fatto il giro d’Italia.
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La città è la seconda per numero di contagi in tutta la provincia, seconda solo a Salerno e la situazione, nonostante le chiusure forzate non accenna a migliorare. Il gruppo consiliare ‘Insieme per Scafati’ ha chiesto che la città e l’Agro nocerino, per uscire dalla logica dei lockdown, adotti il metodo della sorveglianza attiva contro la trasmissione del coronavirus dell’epidemiologo Andrea Crisanti, direttore dell’Istituto di microbiologia dell’Università di Padova. Lo stesso metodo che in questi giorni viene sperimentato nel Comune di Ferrara, dove l’Ausl cittadina ha lanciato un progetto pilota sul modello di Vo’ Euganeo, il paese dove fu attuato lo screening di massa lo scorso anno per evitare che il virus si diffondesse.
L’obiettivo è rompere la catena del contagio isolando i positivi asintomatici, utilizzando il modello del network testing con l’impiego di banche dati integrate per individuare i soggetti positivi, individuare le aree e i cluster a maggior mobilità/densità, effettuare il test a tutte le persone coinvolte nei cluster e nelle aree, procedere a isolamenti selettivi.
“Nonostante i tanti sacrifici fatti da cittadini ed attività commerciali e produttive, la diffusione del Covid19 a Scafati e in tutto l’Agro Nocerino Sarnese desta enorme preoccupazione, con tassi di contagio doppi rispetto alla media regionale – scrivono gli esponenti del gruppo consiliare -.
Al netto delle legittime richieste di maggiori controlli e degli altrettanto legittimi appelli alla cittadinanza a rispettare regole e precauzioni, è evidente che qualcosa non torni, non funzioni. Per questo, come Coalizione Insieme Per Scafati abbiamo scritto alle autorità competenti – dalla Regione Campania all’Asl Salerno, dall’Unita di Crisi regionale ai Sindaci del distretto – per chiedere che nel distretto sanitario ASL 61 venga applicato il modello di contenimento e contrasto al virus che si sta sperimentando in queste settimane in provincia di Ferrara”.TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Covid: il sindaco Scafati chiude gli uffici comunali e il centro rifiuti
“La proposta, in sintesi, è quella di superare la spirale aperture-chiusure che ha caratterizzato questa fase, al fine di evitare gli enormi costi in termini di vite umane che comportano aperture indiscriminate e gli enormi costi in termini sociali ed economici che comportano chiusure indiscriminate sempre maggiori e più lunghe – scrivono -. Se non si arresta la diffusione e dunque le possibilità di mutazione del virus, la stessa campagna vaccinale rischia di rivelarsi insufficiente”.
La proposta e richiesta inviata all’Unità di crisi della Regione e alla Asl è di “passare da un sistema di contact tracing (si chiude o apre tutto e nel mentre si risale alla catena del contagio tramite “i ricordi” di coloro che risultano positivi), ad un sistema di network testing: dove grazie ad un approccio multi-sistemico e all’ausilio di laboratori mobili, aumento dei tamponi e sistemi informatici integrati, si possano velocemente isolare e testare tutti coloro che sono venuti a contatto con un positivo al virus, e che siano stati nei suoi stessi spazi (siano essi luoghi di lavoro, scuole, ambienti familiari, esercizi economici). In pratica, il virus va combattuto recidendo alla base la possibilità di contagio, e intervenendo celermente – grazie appunto ad una pluralità di strumenti – per spezzare la catena. Permettendo dunque, al tempo stesso, una vita normale – sempre con le dovute precauzioni – al resto della popolazione”.
Rosaria Federico
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