“Negli scritti o nei dibattiti, ci deve definire in maniera appropriata, cioè: poliziotti penitenziari e non ‘guardie’. Vista l’abissale differenza terminologica e di valore morale”. E Castaldo poi incalza: ” È bene ricordare all’egr. dott. Ciambriello che nel lontano 1990, con una legge (che in molte occasioni lo stesso utilizza per ricordare il nostro ruolo ed i nostri doveri) fu istituito il Corpo di Polizia Penitenziaria e disciolto quello degli Agenti di Custodia, per valorizzare, nel mandato istituzionale, quell’aspetto trattamentale riguardante i reclusi, a Noi, poliziotti penitenziari, molto caro.
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La “guardia” è una terminologia obsoleta, superata e riduttiva. Un poliziotto penitenziario, a prescindere dal grado (agente-assistente, sovrintendente, ispettore, commissario o dirigente), ha competenze assai più complesse e nobili.
Un garante dei diritti umani, com’è istituzionalmente il dott.Ciambriello, dovrebbe comprenderne la differenza, sempre che, per questi vi sia rispetto ed importanza per il nostro ruolo.
Ogni giorno migliaia di donne e uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, con alto senso del dovere e forte spirito di abnegazione, onorano il proprio giuramento attenendosi con zelo e coscienza a quel famoso e condiviso mandato istituzionale previsto dalla legge n°395/90.Con tutto rispetto per la nostra storia e la nostra identità, ma se progredire è migliorare nell’immagine di un Corpo di Polizia con nuovi e più nobili compiti, allora si usi la corretta terminologia per valorizzare il poliziotto penitenziario.
Noi dell’Osapp ci auguriamo che il dott.Ciambriello e tutti coloro che erroneamente, e non volontariamente, ci definiscono “guardie”, comprendano il valore e l’importanza della giusta definizione nel rappresentare Uomini dello Stato come i poliziotti penitenziari; per il rispetto del ruolo i quali rivestono nella nostra società e per i tanti che ieri, oggi e domani hanno dato, daranno, la propria vita per l’Onore della Giustizia e per i Principi Costituzionali in cui hanno creduto e credono. A volte un termine che definisce l’operato di migliaia di persone (poliziotti penitenziari e di tutte le altre figure istituzionali ad essi connesse), utilizzato impropriamente, è sgradito da quella parte sana della società, la quale vorrebbe che l’amore prevalesse sull’odio.
E come disse Giovanni Falcone: Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.
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