Dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla truffa le 4 persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Napoli ed eseguita dalla squadra di polizia giudiziaria della Stradale delle Marche.
L’inchiesta, coordinata dalla procura partenopea e durata oltre un anno, ha permesso di scoprire una banda che in tutta Italia vendeva polizze assicurative attraverso siti internet: altre 250 persone risultano al momento indagate. Il primo automobilista truffato era stato individuato a Senigallia (Ancona): qui sono iniziate le indagine che, per competenza territoriale, la procura di Ancona ha poi trasferito ai colleghi di Napoli. Finora in 1.095 hanno presentato denuncia, dopo aver scoperto che la propria vettura era sprovvista dell’assicurazione. Da quanto si è appreso, la truffa ha consentito alla banda di incamerare circa 3 milioni di euro, con un ritmo di quasi 100 mila euro al mese.
I truffatori avevano allestito una pagina web, simile a quella delle maggiori compagnie di assicurazione o di broker realmente esistenti, attraverso la quale era possibile ottenere un preventivo inserendo una serie di dati, tra i quali il numero telefonico dell’interessato, che veniva contatto e al quale veniva offerta una tariffa allettante.
Ricevuta la somma concordata, il presunto broker inviava, via whatsApp e mail, l’immagine del contratto e l’indirizzo di un finto sito internet, creato ad hoc, sul quale verificare la copertura assicurativa, al contrario mai attivata. In alcuni casi, gli utenti truffati venivano a conoscenza del raggiro solo dopo essere incorsi in incidenti stradali, quando le forze dell’ordine verificavano l’esistenza dell’assicurazione.
Da quanto si è appreso, la banda è stata individuata attraverso l’utilizzo di 350 carte di debito intestate a 249 persone. I provvedimenti cautelari hanno interessato tre donne e un uomo, tutti del Napoletano, che sono stati bloccati in provincia di Chieti e in quella di Napoli: l’uomo e una delle due donne sono finiti in carcere e le altre due donne agli arresti domiciliari. L’indagine è ancora aperta.
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