Sono rifiuti speciali e in alcuni casi pericolosi e nocivi quelli rinvenuti nel corso dell’indagine condotta nel Salernitano dalla direzione distrettuale antimafia di Salerno e delegata ai carabinieri. “Scavavano delle buche e mettevano all’interno rifiuti alcuni dei quali derivavano anche da concerie”, spiega il pm titolare del fascicolo, Giancarlo Russo, a margine di una conferenza stampa, sottolineando che “immaginiamo un traffico dal polo conciario o da aziende che operano nel settore del pellame, plastiche, ferro, rifiuti da indumenti dismessi, materiali di risulta”.
Nell’inchiesta e’ emerso che i carichi di rifiuti venivano effettuati al mattino presto per evitare controlli. Difatti, quanto al modus operandi, il procuratore aggiunto, Luca Masini, chiarisce che “attraverso questo gruppo e attraverso alcuni intermediari venivano contattati produttori di rifiuti o societa’ che ricevevano rifiuti e che svolgevano attivita’ di smaltimento per trasportare e smaltire rifiuti in modo illegale e non attraverso le procedure previste dalla legge con un risparmio enorme in termini di costi per lo smaltimento di rifiuti”.
Questi ultimi, pero’, “talvolta venivano tombati non solo in terreni di proprieta’ di taluni degli indagati e comunque del gruppo dei promotori dell’organizzazione, ma anche in terreni di proprieta’ demaniale e in zone vicine al torrente Calore e in zone di aree tutelate”. Condotte che Masini definisce “gravissime e che hanno implicato una grave contaminazione dell’ecosistema”. Il giro d’affari sarebbe di svariate decine di migliaia di euro, riferibili per il momento ai carichi scoperti dagli investigatori. Ogni carico veniva pagato dai mille ai tremila euro. “Dallo stato dei siti, che andremo a verificare attraverso gli approfondimenti dell’Arpac e alla quantificazione – rimarca Russo – possiamo immaginare che i metri cubi siano ben maggiori di quelli che abbiamo individuato. Abbiamo aree adibite a discarica di circa 23mila metri quadri e un volume di rifiuti speciali messi a terra calcolati in 9mila metri cubi. Abbiamo censito 22 viaggi, ma ovviamente sono stati molti di piu’ perche’ i siti gia’ erano interessati”.
L’indagine e’ stata avviata dopo una semplice segnalazione anonima, cui erano state allegate delle foto e che i carabinieri di Eboli, coordinati dal capitano Emanuele Tanzilli, hanno approfondito in maniera certosina. “Da li’, si e’ aperto un mondo su una attivita’ illecita particolarmente invasiva che ha caratterizzato l’operato di questa organizzazione”, evidenzia il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Gianluca Trombetti, aggiungendo che “l’organizzazione e la continuazione delle condotte illecite hanno fatto si’ che la competenza andasse alla direzione distrettuale antimafia perche’ il reato e’ particolarmente grave”. “Un’associazione per delinquere con ruoli e competenze ben definiti, mossa esclusivamente dall’indole economica in totale dispregio delle norme di tutela ambientale e del territorio”, spiega ricordando che “stiamo ricercando attivamente uno straniero di origini serbo-croate che faceva parte dell’organizzazione e che era uno dei dipendenti dell’azienda e che e’ ancora sotto la nostra lente di ingrandimento”.
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