“E’ vergognoso che l’azienda per cui lavoriamo non ci tuteli affatto. Prendiamo acqua, vento, freddo e gelo. Ci picchiano, ci derubano e ci deridono ma nessuno fa nulla. Il mio e’ uno sfogo ma spero serva da lezione per tutti”.
E’ il messaggio postato ai primi di gennaio su Facebook da un rider che lavora per Glovo a Benevento e riportato in una relazione dei Carabinieri del Nucleo Tutela Lavoro, agli atti dell’indagine della Procura di Milano con al centro le filiali italiane delle principali societa’ di delivery e nella quale ci sono 6 indagati. Il giovane, 750 consegne in circa sette mesi e “soltanto 2 recensioni negative” e che si e’ sempre comportato in modo “professionale sia con i partners” sia con i clienti, ha raccontato di esseri visto sospendere l’account per qualche giorno per “aver difeso” un collega “novellino” accusato ingiustamente dal “manager” di un locale “di aver mangiato il panino di un ordine”.
All’inizio con “educazione” ha preso le parti del ragazzo ma poi quando il gestore in “dialetto stretto campano e con aria altezzosa” gli ha intimato di farsi da parte “mi sono alterato ed abbiamo avuto una discussione accesa poi finita li’ dopo 5 minuti”. Il giorno pero’ ha ricevuto una telefonata di un dipendente di Glovo che gli ha comunicato il blocco del suo account per il week-end a causa del suo comportamento definito “scorretto” per poi “valutare la riattivazione successiva, senza nemmeno diritto di replica o sentire spiegazioni”. Il post, indirizzato a tutti gli altri rider, chiude con la frase “non abbassate mai la guardia”.
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