“La vita di mio figlio non ha un prezzo. Al momento abbiamo rifiutato una forma di ristoro da parte della famiglia Benetton e Atlantia e penso andremo avanti nel processo così com’è giusto che sia. Gli altri hanno fatto quello che hanno ritenuto giusto”.
Lo ha detto Roberto Battiloro, padre di Giovanni, una delle vittime del crollo del ponte Morandi, uscendo dal palazzo di giustizia di Genova al termine della prima udienza dell’incidente probatorio sulle cause del disastro.
A due anni e mezzo dal crollo del Ponte Morandi di Genova (43 vittime il 14 agosto del 2018) e’ andata in scena oggi la prima udienza del secondo incidente probatorio, quello che dovra’ stabilire le cause che provocarono il collasso del viadotto.
Tra le vittime anche quattro ragazzi provenienti da Torre del Greco: Giovanni Battiloro, Andrea Bertonati, Antonio Stanzione e Gerardo Esposito. In aula, tra le oltre 200 persone tra avvocati, periti e consulenti, familiari delle vittime e indagati, c’era anche Roberto Battiloro, padre di Giovanni giovane videomaker. “Il tribunale sta facendo un lavoro immenso – ha detto ai cronisti – enorme. Sono stupito di tutto il materiale raccolto nella perizia. Sono qui perche’ l’onore di mio figlio si meritava che ci fossi”. Per garantire la tutela delle norme Covid e’ stata allestita una tensotruttura nell’atrio del tribunale di Genova.
Al momento sono 71 le persone indagate tra ex vertici di Autostrade e Spea (che si occupava delle manutenzioni) e dirigenti del ministero delle Infrastrutture e del Provveditorato oltre alle due societa’. Le accuse sono, a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso, omissione d’atti d’ufficio, rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
Articolo pubblicato il giorno 1 Febbraio 2021 - 22:57