Una proficua collaborazione quella tra la procura di Torre Annunziata e il Parco archeologico di Pompei per il ritrovamento dello straordinario reperto del carro da parata a quattro ruote
“Si è rivelata uno strumento formidabile, non solo per riportare alla luce reperti e testimonianze di eccezionale valore storico e artistico, ma anche per interrompere l’azione criminale di persone che per anni si sono rese protagoniste di un sistematico saccheggio dell’inestimabile patrimonio archeologico custodito nella vasta area, ancora in gran parte sepolta, della villa di Civita Giuliana, del quale sono una testimonianza i recenti eccezionali ritrovamenti”, commenta il procuratore capo di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso.
Fragliasso ricorda come sia stata “costante in questi anni l’attenzione della procura alla tutela dell’immenso patrimonio archeologico presente nel territorio”, e come “il contrasto alla spoliazione dei siti archeologici, all’interno e fuori l’area urbana dell’antica Pompei, è sicuramente uno degli obiettivi prioritari dell’azione dell’ufficio”.
Il protocollo sottoscritto nel 2019 da procura e Parco è “un accordo pilota nel campo della sinergia tra le istituzioni per la salvaguardia del patrimonio artistico nazionale” e la collaborazione “si è rivelata uno strumento formidabile non solo per riportare alla luce reperti e testimonianze di eccezionale valore storico ed artistico, ma anche per interrompere l’azione criminale”.
Così gli inquirenti hanno potuto accertare la realizzazione di una rete di tunnel e cunicoli a oltre 5 metri di profondità, con saccheggio e distruzione parziale degli ambienti clandestinamente esplorati e acquisire “prove decisive e inconfutabili della commissione di gravi e reiterate condotte illecite di trafugamento di preziosi reperti archeologici poste in essere da tombaroli”. Proprio il carro portato ora alla luce “è miracolosamente scampato all’azione di saccheggio dei tombaroli, essendo stato letteralmente sfiorato da due cunicoli scavati da questi ultimi ad oltre 5 metri di profondità”, e “proprio in questi giorni è in corso di svolgimento, nel Tribunale di Torre Annunziata, il processo penale a carico di due imputati ritenuti gli artefici materiali di tale attività criminale, la cui abitazione tuttora insiste sul sito della antica villa romana depredata. Dalla proprietà dei due imputati si diramava una rete di cunicoli di oltre 80 metri utilizzata per il sistematico saccheggio dell’area archeologica”.
Articolo pubblicato il giorno 27 Febbraio 2021 - 12:37