Con queste parole Papa Francesco, al termine dell’Angelus, ha salutato i fedeli riuniti in Piazza San Pietro nonostante la giornata di pioggia, nella domenica in cui, dopo i lunghi mesi in cui per l’emergenza Covid ha recitato la preghiera mariana in diretta video dal chiuso della Biblioteca del Palazzo apostolico, e’ tornato ad affacciarsi dalla finestra sulla piazza.
Ricordando Santa Giuseppina Bakhita, “santa sudanese che conobbe le umiliazioni e le sofferenze della schiavitù”, Papa Francesco dopo l’Angelus ha detto che “quest’anno l’obiettivo è lavorare per un’economia che non favorisca, neppure indirettamente, questi traffici ignobili. Un’economia che non faccia mai dell’uomo e della donna una merce o un oggetto, ma sempre il fine”
“Prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa un'”attività opzionale”, qualcosa di accessorio, prendersi cura dei malati di ogni genere fa parte integrante della sua missione, come lo era di quella di Gesù: portare la tenerezza di Dio all’umanità sofferente”: questo il messaggio lanciato dal Papa prima dell’Angelus, ricordando che tra pochi giorni, l’11 febbraio, ci sarà la Giornata Mondiale del Malato, istituita da San Giovanni Paolo II. “La realtà che stiamo vivendo in tutto il mondo a causa della pandemia rende particolarmente attuale questo messaggio questa missione essenziale della chiesa. La voce di Giobbe, che risuona nella Liturgia odierna, ancora una volta si fa interprete della nostra condizione umana, così alta nella dignità e nello stesso tempo così fragile. Di fronte a questa realtà, sempre sorge nel cuore la domanda: “Perché?”. A questo interrogativo Gesù, Verbo Incarnato, risponde non con una spiegazione, a questo perché siamo così alti nella dignità e così fragile nella condizione, Gesù risponde ma con una presenza d’amore che si china, che prende per mano e fa rialzare, come ha fatto con la suocera di Pietro. Il Figlio di Dio manifesta la sua Signoria non “dall’alto in basso”, non a distanza, ma nella vicinanza, nella tenerezza, nella compassione.
“Chinarsi per far rialzare l’altro. Non dimentichiamo che l’unico modo lecito di guardare una persona dall’alto al basso è quando tu tendi una mano per farla risollevare – ha aggiunto il Pontefice – Gesù nel tendere la mano manifesta la sua tenerezza nella vicinanza e nella compassione”.
Papa Francesco ha espresso solidarieta’ ai cittadini del Myanmar nel delicato momento politico vissuto dal Paese, in cui lunedi’ scorso i militari hanno preso il potere con un golpe. “Desidero assicurare nuovamente la mia vicinanza spirituale, la mia preghiera e la mia solidarieta’ al popolo del Myanmar” ha detto il pontefice durante l’Angelus di oggi, esprimendo una preghiera “affinche’ quanti hanno responsabilita’ nel Paese si mettano con sincera disponibilita’ al servizio del bene comune, promuovendo la giustizia sociale e la stabilita’ nazionale per un’armoniosa convivenza democratica”.
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