Lo dice Vincenzo Russo, il papà di Ugo, il 15enne ucciso la notte del 1 marzo dello scorso anno da un carabiniere non in servizio, durante un tentativo di rapina. La precisazione è arrivata durante un incontro con la stampa e Vincenzo Russo è voluto tornare sulla vicenda che sta tenendo banco in queste settimane, sulla necessità o meno di rimuovere il murales di suo figlio Ugo, ai Quartieri Spagnoli.
“Noi abbiamo utilizzato tutte le procedure e ci abbiamo messo 11 giorni, non 11 ore – tuona Vincenzo Russo -. Abbiamo avuto 3 controlli al giorno, però il murales è abusivo solo adesso. E abbiamo anche avuto l’ok dal condominio, un condominio che ha sofferto per 40-50anni, come quando la spazzatura arriva fino alle finestre dei palazzi”.
Il papà poi incalza: “Il murales non è un inno alla malavita, altrimenti non lo avremmo fatto scrivendo ‘verità e giustizia’. Per colpa di quel murales, mio figlio è passato in secondo piano. Il murales è stato fatto per gridare il nostro dolore”. Rispetto al murales dell’altro giovane morto durante una rapina, Luigi Caiafa, rimosso qualche giorno fa, Vincenzo Russo spiega: “Una violenza sociale. Andare alle 7 del mattino, senza neanche avvisare. Più siamo schiacciati e più ci vogliono schiacciare. Noi vogliamo solo verità e giustizia. Se mio figlio ha sbagliato c’era il carcere e le comunità per recuperare i ragazzi. Vogliamo sapere se mio figlio doveva essere ammazzato in quel modo, se meritava di morire con 3 proiettili di cui 1 dietro la nuca”.
Il murale dedicato al baby-rapinatore Ugo Russo non verrà rimosso, almeno per ora. Nella mattinata di oggi avrebbero dovuto aver inizio gli interventi per la cancellazione del maxi-volto di Russo ai Quartieri Spagnoli, come previsto da un’ordinanza del Comune, ed invece, come raccontato da Il Mattino, tutto resterà invariato almeno fino a nuovo ordine mentre il Comitato “Verità e Giustizia per Ugo Russo” ha presentato un ricorso per fermare l’ordinanza dell’amministrazione comunale. Non è tutto, però, perché sabato 27 febbraio si terrà una manifestazione per difendere, appunto, il murale del baby-rapinatore presentato come una vittima e un esempio da seguire.
“È accaduto quel che si temeva e cioè la glorificazione di un criminale presentato come modello di vita e vittima della società. Addirittura verrà fatta una manifestazione per difendere un’opera mai autorizzata che esalta la delinquenza, che è un invito per i più giovani a seguire l’esempio di un ragazzo che ha scelto anche a causa del contesto familiare in cui è cresciuto di delinquere e di fare il rapinatore. Questa non è la vera Napoli, questa mentalità non la rappresenta, per questo noi sabato 27 febbraio scegliamo di stare dalla parte della legalità e per la non-violenza. Alle 12,30 saremo all’Ospedale Pellegrini per deporre dei fiori sulla panchina rossa in ricordo di Irina, vittima di femminicidio e deceduta nell’ospedale mentre il pronto soccorso veniva devastato da familiari ed amici di Ugo Russo. A seguire, alle 13, andremo davanti alla Caserma Pastrengo, a Piazza Carità, dove quella notte alcuni amici di Ugo Russo esplosero dei colpi di pistola, lì faremo un applauso di solidarietà alle forze dell’ordine. Esistono due Napoli diverse: da una parte chi è a favore dei Murales che idolatrato delinquenti e camorristi, dall’altra chi sta dalla parte delle vittime e delle forze dell’ordine. Ora bisogna scegliere da che parte stare e bisogna mandare segnali forti e chiari di legalità e le opere che celebrano ed esaltano camorra e criminalità vanno rimosse, tutte.”- hanno dichiarato il Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli ed Eduardo Di Napoli, il giovane imprenditore a cui incendiarono il bar per non essersi piegato al racket e che parteciperà alle due iniziative.
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