Queste persone sono state segnalata per il reato di dichiarazioni mendaci volte all’ottenimento del reddito di cittadinanza e per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed all’Inps, “con cui il Corpo agisce in costante sinergia e collaborazione, per la revoca del sussidio ed il recupero del beneficio economico”, dice la Gdf. Le ricerche hanno riguardato circa 1.400 persone, tra cui sono stati selezionati coloro che a partire dall’anno 2009 hanno subito condanne definitive per il reato di associazione di tipo mafioso o per reati aggravati dal metodo mafioso, quindi per reati che impediscono di fruire del reddito di cittadinanza.
Queste persone, a volte in prima persona, più spesso attraverso i propri familiari, hanno chiesto ed ottenuto dall’Inps il beneficio economico del reddito di cittadinanza, occultando l’esistenza di condanne ostative. “Gli indagati o i familiari degli indagati hanno infatti subito condanne per i reati di associazione di tipo mafioso, oppure per reati aggravati dal metodo mafioso di tentato omicidio, estorsione, rapina, favoreggiamento, trasferimento fraudolento di beni, detenzione di armi, traffico di sostanze stupefacenti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, scambio elettorale politico-mafioso”, dice la Gdf .
La Guardia di Finanza ha quantificato in circa 1 milione e 200 mila euro le somme percepite a partire dal 2019 dai nuclei familiari di cui fanno parte soggetti con condanne ostative al reddito di cittadinanza. Inoltre, le Fiamme Gialle palermitane hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura di Palermo nei confronti di 26 condannati per associazione di tipo mafioso o per reati aggravati dal metodo mafioso, per un ammontare complessivo di oltre 70 mila euro.
Tra i colpiti dal provvedimento figurano appartenenti alle famiglie mafiose della Kalsa, di Resuttana, di Passo di Rigano, di Partinico e di Carini nonché affiliati ai clan degli Inzerillo e dei Lo Piccolo. “L’attività investigativa si inserisce in una più ampia strategia attuata dalla Guardia di Finanza, finalizzata a contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale e l’illecita percezione delle risorse pubbliche destinate alle persone in condizioni di difficoltà”, dicono le Fiamme gialle.
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