Nonostante i boss storici siano ormai in carcere da anni, per la Dia i gruppi criminali delle famiglie di vertice, Schiavone, Zagaria e Bidognetti non avrebbero subito disgregazioni o destabilizzazioni. Le cosche dei Casalesi, oltra a gestire le ‘solite’ attività come estorsioni, usura, traffico di stupefacenti, gioco e scommesse illegali, si stanno organizzando, dall’analisi dei dati, in sempre nuove modalità di azione, puntando su un consolidamento delle relazioni con quell’area grigia della Pubblica Amministrazione e dell’imprenditoria. L’assenza di omicidi, secondo la Dia, è ormai un elemento distintivo del clan dei Casalesi, frutto di una precisa scelta strategica. Il rapporto semestrale evidenzia la leadership all’interno del cartello della fazione Schiavone. Sempre più frequente, inoltre, si rileva il ricorso al traffico e alla vendita di sostanze stupefacenti, campo che nel passato, nella visuale strategica Casalese, era solo episodicamente contemplato.
La cosca continuerebbe, dalle analisi, ad operare nella gestione di appalti pubblici e nel settore agroalimentare. Quest’ultimo di grande interesse anche per il gruppo Zagaria di Casapesenna, che viene considerato dalla Dia come quello che meglio rappresenta il cosiddetto “clan impresa”, essendo in grado di occupare, stando al rapporto, quasi in regime di monopolio, interi settori economici.
Ma, stando al rapporto semestrale della Dia, oltre ai Casalesi ci sarebbero altre fazioni camorristiche solide e attive nel territorio casertano. Il clan Belforte rappresenta una delle realtà camorristiche più radicate da anni e attive nel territorio di Marcianise, nel capoluogo, nonché, attraverso gruppi ‘satellite’ nei comuni di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni e San Felice a Cancello. Un gruppo criminale che ha mostrato, dai dati, un rinnovato interesse per il narcotraffico. Come i Casalesi, stando al report della Dia, anche loro sarebbero supportati da imprenditori asserviti. Restando nello stesso ambito territoriale, si evidenzia anche l’operatività di piccoli gruppi a struttura familiare come il clan Menditti presente a Recale e a San Prisco; i Bifone a Macerata Campania, Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove e San Prisco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico e Arienzo è operativo un gruppo che costituisce una derivazione della famiglia Massaro. A Santa Maria Capua Vetere sarebbero presenti il gruppo Del Gaudio-Bellagiò e l’antagonista Fava, significativamente indebolito dalla scelta di collaborare con la giustizia intrapresa da affiliati di spicco.
Nell’area dei Comuni di Pignataro Maggiore, Vitulazio e Sparanise permane l’incidenza del clan Ligato. Nel contesto di Sparanise, Calvi Risorta e Teano è attiva, attraverso propri referenti, la famiglia Papa. A Mondragone permane la presenza criminale del cartello Gagliardi-Fragnoli-Pagliuca (eredi del clan la torre), vicino alla famiglia Bidognettti. Nei comuni di Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina continua l’azione di contrasto nei confronti del clan Esposito, detto dei ‘Muzzuni’. L’area di Castel Volturno, per la Dia, è fortemente contaminata dalla presenza del clan Bidognetti (Casalesi), ed è considerata l’espressione della coesistenza tra organizzazioni camorristiche e criminalità nigeriana-ghanese, diventando punto di riferimento dei traffici internazionali di droga e della massiva gestione della prostituzione su strada.
Questi sodalizi stranieri hanno acquisito il controllo di alcuni tratti del litorale Domitio. Anche la criminalità albanese ha del resto acquisito una posizione di primo piano nel panorama casertano. Si rileva inoltre, dal report semestrale, la presenza di bande provenienti dall’est europeo, attive nei settori dello sfruttamento della prostituzione, delle rapine e delle estorsioni con il sistema del cosiddetto cavallo di ritorno.
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