Il Governo Draghi vuole prolungare fino al 5 marzo il blocco degli spostamenti tra Regioni, anche in zona gialla, in modo da allineare il divieto alla scadenza del dpcm attualmente in vigore.
Ma l’ipotesi principale sulla quale si sta lavorando è un’eventuale zona arancione nazionale, da introdurre per una fase transitoria di almeno un mese con il prossimo decreto. Sono i due interventi che il governo potrebbe mettere in campo per bloccare le varianti, che rischiano di far esplodere nuovamente il contagio.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che punta moltissimo su una campagna di vaccinazione di massa per mettere in sicurezza il Paese, al contempo concorda sulla necessità di essere prudenti in questa fase di passaggio.
“E’ un peccato non aver fatto il lockdown a Natale, perche’ senza trasmissioni non c’e’ diffusione delle varianti. Se l’avessimo fatto non saremmo in questa situazione’. Lo ha detto il virologo Andrea Crisanti, nel corso della trasmissione Titolo V,su Rai3. “Bastavano le zone rosse. Le zone rosse – ha aggiunto – sono in grado di bloccare la diffusione del virus”.
E a rileggere i dati dello scorso mese oggettivamente, le misure natalizie hanno mantenuto bassa la curva dei contagi che poteva schizzare alle stelle nei giorni festivi più importanti dell’anno.
Il professor Rezza, nella conferenza stampa, ieri ha insistito su un’urgenza: dobbiamo dare la caccia alle varianti, isolarle ed evitare che si espandano in tutto il Paese. Non vale tanto per la inglese, che diventerà quella dominante (per fortuna non aggira il vaccino e non è più letale, anche se correndo più velocemente può causare molte vittime), ma per quelle brasiliana e sudafricana che possono essere ancora circoscritte.
Per questo si sta potenziando un sistema di controllo del territorio, un dialogo costante Ministero della Salute – Regioni, perché scatti puntuale l’allarme ogni qual volta ci siano anomalie nel numero dei contagi in un determinato territorio. Questa non è solo una ipotesi, ma un sistema già pronto. Tempestivamente, anche con il sostegno (o la pressione) del Ministero della Salute, se c’è una anomalia la Regione deve intervenire e delimitare con zone rosse le aree a rischio: sia un’intera provincia sia un singolo comune.
Di fatto, sia la fascia arancione su tutto il Paese (se sarà confermato questo orientamento) sia le chiusure su scala comunale o provinciale saranno possibili anche se l’Rt, l’indice di trasmissione, risulterà essere sotto al livello critico di 1.
Articolo pubblicato il giorno 20 Febbraio 2021 - 08:21