E’ l’anticipazione di una notizia che uscirà sul settimanale L’Espresso in edicola il 21 febbraio. “Il boss stragista Filippo Graviano, condannato all’ergastolo per l’omicidio del beato Pino Puglisi, per le stragi di Falcone e Borsellino e per gli attentati del 1993 a Roma, Milano e Firenze, si e’ dissociato da Cosa nostra e chiede di usufruire di un permesso premio per lasciare il carcere”. L’Espresso pubblicherà un servizio sui fratelli Filippo e Giuseppe Graviano condannati definitivamente al 41 bis e al carcere a vita per numerosi omicidi e stragi. Graviano, come racconta il settimanale, e’ stato interrogato dai magistrati che indagano sulle stragi al Nord, e a loro ha ufficializzato a verbale di dissociarsi, senza pero’ accusare nessuno. E per questo motivo vuole usufruire dei permessi premi a cui potrebbe accedere dopo la modifica dell’ergastolo ostativo.
La notizia della strategia difensiva per ottenere un allentamento delle misure restrittive previste dal 41bis ha già provocato le prime reazioni: “La semplice dichiarazione formale di volersi dissociare da Cosa nostra non e’ mai stato indice di reale ravvedimento – ha detto Nino Di Matteo, consigliere del Csm e ex pm a Palermo -. Anzi storicamente, a partire dal periodo immediatamente successivo alle stragi del 92, alcuni capi di cosa nostra hanno periodicamente tentato di sfruttare finte dissociazioni per ottenere benefici per loro e per l’intera organizzazione mafiosa”. Il componente del pool che ha condotto l’accusa nel processo sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, in seguito alla quale la Corte di assise di Palermo, nel maggio 2018, ha condannato boss mafiosi, ufficiali dei carabinieri e l’ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri ha aggiunto: “La concessione per legge di quei benefici fu uno dei punti più sensibili e importanti della trattativa stato mafia. Spero che il passato ricordi a tutti che da Cosa nostra si esce solo collaborando seriamente con la giustizia, raccontando ai magistrati tutto quello di cui si è a conoscenza”.
Lo scorso anno alcune intercettazioni in carcere rivelarono le minacce che il boss palermitano aveva lanciato contro il conduttore televisivo Massimo Giletti, poi messo sotto scorta, e contro il pm Di Matteo. Filippo e Giuseppe Graviano sono ritenuti i mandanti di una serie di attentati avvenuti nel 1993 in via dei Georgofili a Firenze, in via Palestro a Milano e in Piazza San Giovanni in Laterano a Roma, entrambi sono stati condannati all’ergastolo.
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