La Questura di Napoli, che ha vietato i funerali pubblici, ha disposto un massiccio servizio d’ ordine, che esclude anche l’ impiego della Polizia locale. Il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, ha firmato un’ ordinanza di chiusura al traffico, dalla mezzanotte, di via Vecchia Sarno, la strada che conduce al cimitero, che sara’ presidiata dalla Polizia. A benedire la salma del fondatore della NCO sara’ il parroco della chiesa di San Michele, don Michele Napolitano, che da una decina d’ anni compie il suo ministero ad Ottaviano e non ha conosciuto il boss.
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Nella piccola cappella posta all’ ingresso del cimitero, che sorge fuori citta’, nei pressi della frazione di San Gennariello, possono entrare al massimo 20 persone. Ma gli ammessi alla breve cerimonia, senza celebrazione della Messa, saranno di meno. Da Parma sono ripartite nel pomeriggio, insieme al feretro, scortato dalle forze dell’ ordine, la moglie di Cutolo, Immacolata Iacone, 53 anni, e la figlia Denyse, 13 anni, avuta con l’ inseminazione artificiale. Hanno potuto vedere la salma stamattina, prima dello svolgimento dell’ autopsia disposta dal pm Ignazio Vallardi, che si e’ svolta nell’ Istituto di Medicina legale dell’ Ospedale Maggiore di Parma. Ad Ottaviano, dove risiede ancora la sorella maggiore di Cutolo, Rosetta, di 84 anni, sono apparsi manifesti a lutto, firmati dai familiari, tra cui il fratello minore, Pasquale, in passato coinvolto in inchieste, ma in posizione defilata rispetto al clan.
Il linguaggio dei manifesti e’ quello di rito, con una sgrammaticatura: “all’ eta’ di 79 anni serenamente – e’ scritto nel testo – si e’ spento la cara esistenza di Raffaele Cutolo, detto ‘e Monache” , un soprannome, questo, attribuito ai componenti della famiglia dell’ fondatore della NCO, e che apparteneva gia’ al padre. “A causa dell’ emergenza Covid- aggiunge il manifesto – si dispensa dalle visite”. Un altro manifesto funebre e’ stato fatto affiggere dai nipoti. Un destino parallelo, accomuna fino alla morte Raffaele Cutolo al suo nemico Mario Fabbrocino, boss dell’ omonimo clan di San Giuseppe Vesuviano, ed esponente della “Nuova Famiglia” che fece uccidere nel 1990 a Tradate, in Lombardia, dove si trovava al soggiorno obbligato, l’ unico figlio del capo della NCO, Roberto, 28 anni, in un agguato che avrebbe coinvolto anche elementi della ‘ndrangheta calabrese. Fabbrocino, che aveva perso a propria volta un fratello 10 anni prima per mano di Cutolo, fu condannato all’ ergastolo, e mori” in carcere anche lui a Parma, nel 2019. Fu sepolto ad Ottaviano davanti a pochi intimi alle sei di mattina. I manifesti funebri apparvero a tumulazione avvenuta.
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