In primo grado il ragazzo napoletano, di anni 26 anni, era stato condannato, con rito abbreviato, alla pena di anni 4 di reclusione, alla interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, oltre alla interdizione perpetua da qualunque ufficio attinente alla tutela e alla curatela.
In quella assurda nottata, dove uno stupro di gruppo era stato totalmente non preso in considerazione dagli inquirenti di Pozzuoli, il 25enne si era reso reo confesso, proponendo una offerta di risarcimento di 1500euro ritenuta “risibile” nei primi 2 gradi di giudizio, con altri 5 ragazzi rimasti assolutamente impuniti, che nulla avevano a che fare con lui. L’imputato aveva revocato il precedente difensore, del foro di Napoli, che lo aveva difeso in primo grado (condanna a 4 anni con rito abbreviato), nominando l’avvocato Massimo Viscusi, del foro di Benevento.
L’inchiesta riguardava un caso di abuso sessuale, verificatosi, presumibilmente, l’8 dicembre 2018, di cui, purtroppo, ancora tanti sono stati i punti in sospeso.
La denuncia era partita dalla ragazza, che dopo aver trascorso una serata in una discoteca di Pozzuoli, e aver fumato hashish e bevuto alcoolici con l’amica, si era trovata dapprima nella macchina, nel parcheggio del locale, con 5 ragazzi, dal quale riuscì a dileguarsi in un secondo momento (e del quale nessuna indagine è stata effettuata da parte del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Pozzuoli in merito a tale rilevante circostanza); e, poi, dopo aver chiesto un passaggio all’imputato, che glielo concedeva, da Pozzuoli a Quarto, salendo nella macchina del suo amico G. C., insieme alla ragazza, facevano scalo a casa dell’imputato, il quale dopo aver preso la sua autovettura, accompagnava la ragazza sotto casa sua.
Nel tragitto, a detta della Procura di Napoli (indagini coordinate dal P. M. Tittaferrante) si sarebbe consumato un “rapporto orale”, denunciato dalla ragazza, la quale si è avvalsa di psicologi specializzati onde poter ricostruire la vicenda.
Si ricorderà, inoltre, che l’amico dell’imputato, G. C., inizialmente sentito come persona informata sui fatti, in un secondo momento veniva indagato per “false informazioni all’autorità Giudiziaria”. Nell’interrogatorio del 25 marzo 2019, il ragazzo, difeso anch’egli dall’avvocato Viscusi, rispondeva a tutte le domande del Sostituto Procuratore della Repubblica Tittaferrante, e la sua posizione veniva archiviata.
Per l’imputato, a seguito di riesame, fu attenuata la misura dell’ordinanza cautelare intramuraria presso il carcere di Poggioreale, con quella degli arresti domiciliari.
Ieri la fantastica decisione della Corte di Cassazione, in accoglimento delle richieste degli Avvocati Ettore Marcarelli e Massimo Viscusi, che oltre a rideterminare la pena, revocava la interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, oltre alla interdizione perpetua da qualunque ufficio attinente alla tutela e alla curatela.
Un precedente, quello degli Ermellini, destinato a fare giurisprudenza.
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