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Rider rapinato: ci sono anche due figli di boss del clan Di Lauro tra i fermati

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Ci sono anche due figli di boss del clan Di Lauro di Secondigliano tra i sei responsabili del pestaggio e del furto del motorino del rider due notti fa a Calata Capodichino a Napoli.

Sono stati tutti individuati. Sono già in stato di fermo. I primi due fermi d’iniziativa della polizia erano stati per due minorenni legati a pregiudicati del clan Di Lauro, uno figlio di un elemento di spicco della cosca e l’altro di un affiliato detenuto. Avrebbero, 15 e 16 anni. Questa mattina sono stati rintracciati nel rione cosiddetto Terzo Mondo. Uno di loro era in sella allo scooter bianco che nel video diventato virale nei social investe la vittima alle gambe, mentre l’altro e’ tra coloro che infieriscono a pugni e calci contro il 50enne. Uno dei due avrebbe gia’ confessato, assistito dal suo legale. Altri due minorenni e due appena maggiorenni sono stati poi individuati e fermati. Il pm dei minori, Nicola Ciccarelli, sta ascoltando gli under 18. Lo scooter è stato recuperato nei pressi dell’abitazione di uno dei cinque sospettati del furto, al momento ancora in questura.

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La Polizia di Stato ha anche acquisito le immagini dei sistemi di video sorveglianza della zona, per ricostruire compiutamente l’accaduto. Ad entrare in azione sono stati sei individui, con il volto coperto, in sella a due scooter, poi fuggiti anche con il mezzo del rider che quella notte stava portando a termine la consegna di cornetti e pizzette.. Accanto alla Squadra Mobile, che sta ascoltando testimoni e sospettati alla ricerca di riscontri individualizzanti, sono al lavoro il pm della Procura dei Minori Nicola Ciccarelli e la Procura della Repubblica di Napoli, ora con il sostituto procuratore di turno Federica Amodio.

Gli inquirenti stanno ricostruendo la dinamica dell’accaduto anche attraverso l’esame delle immagini di videosorveglianza. Un lavoro non facile che sara’ completato solo nelle prossime ore e che sara’ sottoposto poi alle autorita’ giudiziarie competenti. Gianni Lanciano, 50 anni, padre di due ragazzi, disoccupato da sei, rider da poco per portare qualche euro a casa, l’altra notte era in sella ad uno scooter e stava percorrendo calata Capodichino per fare alcune consegne, quando e’ stato avvicinato da un gruppo di sei persone, tutte con il volto coperto, che dapprima lo hanno picchiato e poi lo hanno costretto a consegnare loro lo scooter. Lui ha provato a divincolarsi, ha urlato ma e’ stato tutto inutile. Una scena di inaudita violenza che e’ stata ripresa da qualcuno che era alla finestra di uno dei palazzi della zona. Il filmato e’ stato poi diffuso dal consigliere regionale della Campania, Francesco Emilio Borrelli (Europa Verde) e in poche ore e’ diventato virale.

Una violenza cieca che ha scatenato l’indignazione unanime ma che ha fatto scattare anche una gara di solidarieta’ per la vittima, con la raccolta di fondi per consentire a Gianni Lanciano di acquistare un altro scooter. Soldi che sono arrivati da ogni parte di Italia: il difensore della Lazio, Mohamed Fares, non ci ha pensato due volte e ha donato 2.500 euro. Ma sono arrivate anche le donazioni di tanti sconosciuti.

Parla di immagini – quelle delle violenza – che fanno male il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ma, fortunatamente, osserva “c’e’ dell’altro, ovvero la sensibilita’ e la grande umanita’ di un’altra fetta di popolazione che in queste ore ha lanciato una raccolta fondi per ricomprare lo scooter al rider”. “Un gesto vile, infame, che fa rabbia e fa riflettere sulla natura di certe dinamiche criminali: sei contro uno per togliere il mezzo di lavoro ad un padre di famiglia”, dice il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra. Invoca il pugno duro e pene severe per i responsabili la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Un gesto “vigliacco e di inaudita violenza che condanniamo con forza. Siamo vicini a lui e alla sua famiglia”, scrive su Facebook, Vincenzo De Luca, governatore della Campania, mentre il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris parla di “una pagina indegna e criminale in un momento cosi’ terribile. Evidenzia la precarieta’ di un lavoro non di rado espletato senza adeguate garanzie; la violenza di una banda di criminali che agisce indisturbata senza che nessuno intervenga; la desertificazione dei territori dovuta ad una pandemia che sta piegando le nostre citta'”.

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Commosso da tanta vicinanza Gianni Lanciano chiede pero’ un lavoro; quel lavoro da macellaio che ha fatto fino a sei anni in un ipermercato dell’area a nord di Napoli. Un’offerta di lavoro gli e’ giunta nelle ultime ore da una macelleria di Ottaviano. Lanciano ha detto di non aver avuto paura mentre era oggetto dell’aggressione e di aver provato dapprima tanta rabbia, ma anche dispiacere per gli aggressori: “Sono dei ragazzini”. Insomma adolescenti che nella violenza vedono svanire il loro futuro. Nel tardo pomeriggio il rider e’ passato in questura per ritirare il suo scooter, con un sentito grazie agli investigatori per l’impegno profuso sulla sua vicenda.


Articolo pubblicato il giorno 4 Gennaio 2021 - 19:38

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