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Ricorso alla Corte Europea contro il ritorno a scuola in Campania

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Ricorso alla Corte Europea contro il ritorno a scuola in Campania.

Lo ha presentato l’AIVEC (Associazione Italiana Vittime Emergenza Covid 19) insieme al gruppo facebook “tuteliamo i nostri figli in Campania e tutti i gruppi locali cittadini”. E spiegano:”Per perseguire lo scopo per cui è nata, ovvero tutelare la salute delle persone da qualsivoglia pregiudizio derivante dal covid-19, intende ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo perché venga affermata la tutela del diritto alla salute, chiedendo l’applicazione della didattica a distanza per tutte le scuole di ogni ordine e grado fino alla cessazione dell’emergenza sanitaria. L’uso della didattica a distanza, strumento previsto dallo stesso Ministero dell’Istruzione per permettere lo svolgimento delle lezioni in sicurezza e salvaguardare nel contempo il diritto allo studio ed il diritto alla salute, dopo un primo periodo di uso coinciso con il termine dell’anno scolastico 2019/2020, è stato limitato fortemente perché giudicato troppo sacrificante ed inefficace per gli studenti”.

Il perché della contrarietà al ritorno in classe degli studenti è spiegato così: “La didattica in presenza, seppure costituisca fuori di dubbio il migliore dei metodi di insegnamento, in una situazione così emergenziale come quella che stiamo vivendo dell’attuale pandemia è purtroppo fonte di gravi rischi per la salute degli stessi studenti ma anche delle loro famiglie. Il diritto alla salute costituzionalmente garantito non incide solo sull’individuo ma è anche a protezione della collettività alla quale deve essere garantita la sicurezza sul posto di lavoro, negli ambienti pubblici in generale e quindi nelle scuole. Il diritto allo studio dovrà essere garantito in sicurezza e l’unico attuale strumento è costituito proprio dalla didattica a distanza, come ha avuto modo di precisare anche lo stesso MIUR.

La forzata ripresa delle lezioni in presenza, dopo che lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 aprile prossimo, costituisce grave violazione del principio di precauzione. Tale principio, sancito dall’art. 174 paragrafo 2 del Trattato Istitutivo dell’Unione Europea, nonostante l’approccio precauzionale sia stato ampiamente utilizzato in politica e più in generale nella gestione dell’ambiente, può essere invocato anche nel caso di specie. In sintesi, la richiamata norma dispone che il principio di precauzione può essere invocato ogni qualvolta ci si trovi di fronte a un intervento urgente o a un possibile pericolo per la salute umana, ovvero di fronte alla protezione dell’ambiente nel caso in cui i dati scientifici non consentano una valutazione completa del rischio, come nel caso in esame.
Per tale ragione molti genitori in tutta Italia si sono uniti per chiedere l’utilizzo della didattica a distanza, presentando delle petizioni, formando degli osservatori locali per monitorare la situazione dei contagi e, da ultimo, impugnando anche con l’A.I.V.E.C. le ordinanze che hanno disposto lo svolgimento della didattica in presenza.
Le istanze proposte alla magistratura amministrativa da parte dell’A.I.V.E.C. aventi ad oggetto la violazione del diritto di precauzione con riferimento al diritto alla salute in difetto di istruttoria non hanno ottenuto una risposta istituzionale. Si leggono, invece, numerose altre decisioni che militano in senso contrario e anche in tempi rapidi. È per tale ragione che l’associazione, anche con alcuni rappresentanti ricorrerà contro lo Stato Italiano all’organo giurisdizionale internazionale indipendente (Corte EDU) che ha lo specifico compito di giudicare in merito alle violazioni della convenzione europea (CEDU) anche alfine di ottenere un’effettiva tutela giurisdizionale.
È per questo bisogno di tutela giurisdizionale, avvertito anche da una significativa parte dei genitori italiani, di fatto negata in Italia, che l’associazione sta predisponendo il ricorso alla Corte di Giustizia dei Diritti Umani.
Hanno diritto a intervenire tutte le persone fisiche e giuridiche che in questo stato di pandemia ritengono di aver subito una violazione dei propri diritti fondamentali così come previsti dalla citata “CEDU” e dai suoi protocolli aggiuntivi ed interpretati dalla stessa giurisprudenza della corte EDU, trovando un particolare privilegio nella Carta Sociale Europea che si occupa specificamente del diritto alla protezione della salute. L’impegno giuridico derivante dalla menzionata carta va inteso nella dimensione collettiva e generale rivolta alla popolazione per il miglior stato di salute possibile collegato all’obbligo di rispettare il diritto alla protezione della salute adottando misure positive di carattere legislativo, amministrativo e tecnico sanitario idonee a raggiungere gli obiettivi stabiliti dalle disposizioni poste a protezione. L’A.I.V.E.C. chiederà, quindi, che venga garantita alla popolazione tutta ed in particolare a tutti gli studenti e docenti il miglior stato di salute tenuto conto delle conoscenze attuali, ove lo Stato in primo luogo è tenuto a dotarsi di un sistema sanitario in grado di reagire adeguatamente ai rischi che sono controllabili ed evitabili dall’uomo. Gli indicatori statistici più significativi, adottati per tale valutazione dal Comitato Europeo rilevano un tendenziale progressivo peggioramento a livello mondiale e nazionale tranne brevi lassi di tempo con scarti trascurabili e pertanto emerge concreto il dovere dello Stato, tenuto ad adottare le misure efficienti ad abbassare tale tasso avvicinandosi allo 0 come chiesto dall’A.I.V.E.C. nelle pregresse istanze giudiziarie”.


Articolo pubblicato il giorno 22 Gennaio 2021 - 08:01


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