Ma vi è di più, perchè incrociando i dati dell’Istituto Superiore Sanità con quelli dell’ultimo trimestre Inail, emerge l’amara conferma che per l’82% si tratta di infermieri. Un trend negativo che rappresenta una logica conseguenza di quello dei tre mesi precedenti. Insomma, la freddezza dei dati esaminati ci richiama su una triste evidenza: da febbraio a oggi è cambiato davvero ben poco nei fallimentari criteri di messa in sicurezza della quotidianità lavorativa dei nostri professionisti, e sia chiaro che gli infermieri sono quelli che ne pagano le conseguenze più di qualunque altro sanitario, in questo senso i dati non mentono e sono lo specchio della realtà».
Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta il delicato incrocio che periodicamente il sindacato effettua tra le cifre ISS e il nuovo report INAIL.
«Ci sarà una amara ma ben precisa ragione in base alla quale i nostri “soldati al fronte”, i più esposti al rischio, con ben 68 decessi ufficiali fino a oggi, continuano ad ammalarsi con questa velocità. Da mesi chiediamo tamponi effettuati periodicamente a tutto il personale, test veloci prima dell’inizio di ogni ciclo di turno p/m/n.
Cifre così negative, che non conoscono in alcun modo un calo sostanzioso, dimostrano la nefasta gestione organizzativa tra la prima e la seconda ondata, quando la diminuzione dei contagi nella stagione estiva avrebbe dovuto sollecitare Governo e Regioni a realizzare un concreto piano di misure che avrebbero consentito la maggiore tutela della salute del personale. I nostri infermieri continuano invece a sorreggere da soli il peso di un macigno che, senza il loro strenuo coraggio, avrebbe già travolto tutto e tutti.
Ma ovviamente la coperta è tragicamente corta: mancano all’appello 90mila colleghi. Gli infermieri di molte realtà regionali effettuano anche turni in reparti covid e no covid nella medesima giornata, vedi Ospedale del Mare di Napoli, dove i professionisti che ci sono, scarsi numericamente come non mai, si barcamenano alla meglio, in situazioni dove, con discutibili criteri di sicurezza, assenza di efficienti protocolli continuativi per l’effettuazione dei tamponi, senza i doverosi ricambi di personale, l’infermiere può diventare tragicamente untore dei colleghi e dei pazienti senza naturalmente averne alcuna colpa. Mentre le assunzioni, quelle vere ed in pianta stabile, continuano a essere pura utopia».
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