Napoli, dietro l’omicidio Caiafa un agguato mancato a un boss della camorra dei Quartieri Spagnoli.
Questo il movente che avrebbe armato la mano del killer che l’altra sera ha ucciso Ciro Caiafa, 40 anni, padre di Luigi, il 17enne morto dopo un tentativo di rapina in via Duomo a Napoli, colpito da un agente della polizia. e dietro l’agguato ci sarebbero contrasti sulla gestione del traffico di droga.Il sicario, sceso da uno scooter in corsa, ha allungato il braccio nella finestra a piano terra del basso e ha fatto fuoco. Caiafa, imparentato con il clan Elia del Pallonetto di Santa Lucia, sarebbe morto perche’ implicato in un tentato omicidio di un ras dei Saltalamacchia dei Quartieri Spagnoli, che si sarebbero vendicati ora uccidendolo.
L’uomo, ritenuto un elemento di spessore di Terracciano che pure hanno come zona di influenza i Quartieri Spagnoli, era stato anche arrestato quattro anni fa a casa di una donna incensurata insieme al cugino 19enne che dalla latitanza lo aiutava a mantenere vivi i rapporti con i clan del centro storico di Napoli. Poi era stato sottoposto a misure di sorveglianza. A pochi passi dall’abitazione in cui e’ stato ucciso, un murales e un altarino dedicato al figlio.
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Quando è stato ucciso Ciro Caiafa si stava facendo tatuare sul braccio sinistro una croce con il nome del figlio Luigi colpito a morte nei mesi scorsi da un poliziotto della sezione Falchi della squadra Mobile di Napoli mentre metteva a segno una rapina. Secondo gli investigatori il killer ha seguito il tatuatore, parente della vittima ma incensurato e ha atteso il momento opportuno per entrare in azione. Gennaro Di Martino, 28 anni, è stato colpito pure lui da uno dei proiettili esplosi dal sicario ma dopo le cure mediche è stato dimesso ed è tornato a casa. Prima però è stato anche denunciato per inosservanza delle norme anti covid per essere uscito di casa durante le ore di coprifuoco.
Articolo pubblicato il giorno 3 Gennaio 2021 - 08:17