A margine dell’incontro con il presidente del Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, del Comitato tecnico scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione della lingua napoletana, che è presieduto dallo stesso De Giovanni, commenta: “La Lingua napoletana è un aspetto imprescindibile della nostra identità culturale. Avere un patrimonio linguistico vivo ed in pieno sviluppo che non sia tutelato dalle istituzioni è inconcepibile. Finalmente però è avvenuto, siamo qui per far comprendere con chiarezza quello che noi possiamo fare”.
Il comitato, composto da quattro professori universitari e da tre personaggi scelti dal Consiglio regionale, è stato istituito con una legge regionale del 2019. “Noi in questo percorso – ha aggiunto De Giovanni – intendiamo coinvolgere tutti perché la Campania ha nella cultura l’unica vera possibilità di crescita economica. E per lo sviluppo della nostra industria culturale la lingua è fondamentale, come l’enogastronomia, l’archeologia e lo spettacolo”.
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In questa direzione l’arrivo di un nuovo dizionario della Lingua Napoletana.
L’ultimo risale alla fine dell’800, ma l’opera di Emanuele Rocco rimase per molto tempo inedita, perché non se ne trovava la seconda parte. Grazie all’Accademia della Crusca
invece è stato possibile di recente ripubblicarla, dopo il ritrovamento della parte mancante.Sebbene sia trascorso poco più di un anno dall’approvazione, le iniziative per portare avanti il progetto di valorizzazione del patrimonio linguistico partenopeo sono andate avanti anche in tempo di pandemia. Il comitato scientifico, istituito appunto con la legge n.40 del 2019, ha avviato il progetto in un nuovo dizionario storico del Napoletano.
“Quello di Rocco è sicuramente un punto di riferimento – spiega il presidente del comitato scientifico, il linguista Nicola De Blasi – che potrà essere tenuto presente, ma in un’opera più ampia, come quella che abbiamo in mente noi. Perché il dizionario storico a cui noi pensiamo arriva fino al ‘900 inoltrato”.
La lingua dunque nella sua evoluzione, con gli influssi di altre aree della Campania, come “patrimonio vivo”.
Nel lavoro in corso sono coinvolti professionisti, università e mondo della cultura. “C’è tutta una rete – sottolinea il presidente della commissione regionale per l’Istruzione e la Cultura, Bruna Fiola – che porterà sicuramente un vantaggio a quella che è la tradizione napoletana.
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