Legambiente: ‘Soddisfazione per la conferma della condanna a 18 anni Cipriano Chianese, inventore ecomafie’
Con la conferma in Cassazione delle condanne nei confronti degli imputati Cipriano Chianese e Gaetano Cerci, responsabili dell’ecocidio in Campania, le cui ‘gesta’ erano già state raccontate da Legambiente nel primo rapporto “Rifiuti spa” del 1994, si chiude il cerchio aperto con l’inchiesta Adelphi, targata 1993 sul traffico illecito dei rifiuti. Sin dai nostri primi dossier avevamo denunciato il ruolo dell’avvocato Cipriano Chianese, anello centrale dell’ecomafia dei rifiuti nel nostro Paese, una sorta di “ministro dell’ambiente” che per decenni ha gestito il settore dei rifiuti per conto del clan dei Casalesi. Con la condanna di Chianese rimangono ancora le tante zone d’ombra, perché dietro al suo silenzio si celano i segreti e i rapporti tra criminalità organizzata e le lobby – politiche, affaristiche, massoniche – che hanno designato la Terra dei Fuochi come epicentro del business illegale dei rifiuti.
Come Legambiente proseguiremo nel nostro lavoro quotidiano fatto di denuncia, impegno e responsabilità. Le infiltrazioni ecomafiose, che interessano questo territorio come altre zone del Paese, si contrastano con la repressione e gli strumenti giudiziari, grazie anche alla legge sugli ecoreati. Ma il primo e imprescindibile strumento rimane il risveglio delle coscienze, l’orgoglio di una comunità che antepone il bene comune alle speculazioni e ai privilegi, contrastando in tutte le sedi la criminalità ambientale e i suoi complici”. Così Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Legambiente, commentano la sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione sulle condanne dei responsabili del disastro ambientale della discarica Resit di Giugliano in Campania.
Articolo pubblicato il giorno 20 Gennaio 2021 - 19:38