Favori a ditte amiche: ai domiciliari dirigente dei comuni di Cusano Mutri e Durazzano.
Con il suo operato procurava vantaggi e favoritismi a persone o ditte conosciute. È finito così agli arresti domiciliari il responsabile dell’area tecnica urbanistica, lavori pubblici, dei Comuni di Cusano Mutri e di Durazzano nei cui confronti sono stati ritenuti i gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di abuso d’ufficio, falsità ideologica e materiale in concorso. Nella mattinata odierna, all’esito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i carabinieri del nucleo Investigativo del comando provinciale di Benevento e quelli del Nipaf del gruppo carabinieri Forestale di Benevento hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, con misura degli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Benevento, a carico del dirigente.
L’attività investigativa, svolta anche con l’ausilio di attività tecniche, ha fatto emergere una gestione quasi privatistica della cosa pubblica ad opera del pubblico ufficiale, con plurime condotte ritenute in contrasto con la normativa vigente in materia di appalti e contratti pubblici e in materia di edilizia, orientate alla realizzazione di un interesse collidente con quello pubblico, a compiere deliberati favoritismi e procurare ingiusti vantaggi a persone e ditte conosciute. In particolare, il pubblico ufficiale, nello svolgimento delle proprie funzioni, dopo appena un mese dal proprio insediamento a capo dell’ufficio Tecnico, in violazione dei principi di buon andamento e di imparzialità della pubblica amministrazione, sembrerebbe aver procurato al legale rappresentante di una cooperativa di servizi ambientali di San Giorgio del Sannio un ingiusto profitto, consistente nell’affidamento diretto dei lavori relativi alla gestione e manutenzione dei depuratori del Comune di Cusano Mutri, omettendo di valutare un’offerta più vantaggiosa presentata da altra ditta.
Nello specifico per evitare di ricorrere alle doverose procedure concorsuali maggiormente concorrenziali, aveva fatto in modo da frazionare artificiosamente l’originario appalto unitario dell’importo di 75mila euro oltre iva, approvando, in assenza di adeguata motivazione, un nuovo capitolato speciale di appalto della durata annuale con un corrispettivo annuo in euro 25.000,00 per poi affidare il servizio di gestione dei depuratori alla indicata cooperativa e prorogandolo illegittimamente per due anni.
Sarebbe stato poi accertato un ulteriore abuso d’ufficio commesso dal pubblico ufficiale in concorso con l’amministratore unico di una società cooperativa con sede a Pomigliano d’Arco, affidataria nel 2016 dell’appalto di ‘Progettazione, realizzazione e gestione in concessione dell’impianto di distribuzione del gas naturale’ per l’importo di 8.140.000,00, e con un imprenditore di Cusano Mutri quale subappaltatore. In particolare, il dirigente avrebbe provveduto all’aggiudicazione definitiva e alla successiva stipula del contratto di appalto in assenza della certificazione antimafia richiesta, attestandone falsamente l’esistenza; inoltre, in violazione del bando e disciplinare di gara, sarebbe stato poi stipulato un contratto di subappalto con l’imprenditore locale, genitore di un assessore dell’amministrazione comunale che aveva peraltro approvato il progetto esecutivo relativo al project financing affidato alla ditta aggiudicataria.
L’indagine ha consentito infine di accertare molteplici condotte illecite poste in essere soprattutto nel settore dell’edilizia, concretizzatesi nel rilascio di più titoli autorizzativi illegittimi da parte del responsabile dell’area tecnica-lavori pubblici dei Comuni di Cusano Mutri e di Durazzano, sulla base di atti istruttori ideologicamente falsi, propedeutici e funzionali al rilascio dei permessi. Più nello specifico è emerso come il dirigente abbia rilasciato molteplici permessi a costruire per nuove costruzioni in realtà realizzate parecchi anni prima oppure concessioni in sanatoria per abusi in realtà non sanabili, omettendo di compiere idonea istruttoria al fine di verificare la genuinità degli atti posti a fondamento delle relative richieste, suggerendo agli istanti il contenuto, in realtà mendace, delle dichiarazioni rese dagli stessi e dai tecnici nei propri elaborati, artatamente predisposti al fine di creare un presupposto formale e legale che consentisse di condonare gli abusi edilizi. Tale attività illecita ha procurato – secondo gli inquirenti – intenzionalmente a diversi soggetti proprietari degli immobili, che dovranno risponderne in concorso, un ingiusto vantaggio patrimoniale.
Articolo pubblicato il giorno 19 Gennaio 2021 - 11:18 / di Cronache della Campania