Un grande sogno nel cassetto di Christian, figlio di Vittorio: raccontare una delle tante storie attorno a suo padre, regista da quattro premi Oscar.
Un film sulla lavorazione De La porta del cielo, uno dei film meno ricordati della coppia De Sica – Zavattini, in realtà il più complesso e per molti versi moderno, la cui lavorazione fu difficilissima.
Christian sono anni che cerca di portare sullo schermo questa storia, non ci è ancora riuscito. Una delle tante sorprese che riserva questo figlio d’arte, con un padre complesso e ingombrante, una madre attrice, Maria Mercader, una vita passata nel cinema, dalle vacanze da ragazzo con la famiglia Rossellini, in compagnia di Isabella, con cui fu anche fidanzato, al matrimonio con Silvia Verdone, sorella di Carlo e figlia di Mario, uno dei più grandi critici e storici del cinema italiano.
La vocazione artistica comincia presto, al cinema affianca la passione per la musica, e probabilmente il giovane De Sica è stato uno dei pochi attori italiani ad avere un’anima americana, con il costante desiderio di voler portare un po’ di Broadway sul Tevere. Quasi cinquant’anni di carriera, di cui però il grande pubblico ricorda solo i quasi quaranta tra i cinepanettoni, nella maggior parte in coppia con Massimo Boldi, sodalizio che si è rinnovato quest’anno con In vacanza su Marte. Ma per quanto importante nell’economia dell’industria cinematografica italiana, questo è solo un pezzo della carriera di Christian De Sica, a cui finalmente a settant’anni dovrebbero essere riconosciuti molti meriti.
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Attore che ha lavorato sin da giovanissimo con registi di talento, da Pupi Avati in Bordella a Salvatore Samperi, con cui gira due film Liquirizia e Un amore in prima classe, e in entrambi ha due ruoli da giovane caratterista che restano impressi nella memoria, come d’altronde nel dimenticato, ma profetico, Grog di Francesco Laudadio, satira sul potere e sui mass media. Sapeva scegliere bene i suoi ruoli, anche nelle commedie più popolari.
Il ricco pretendente di Laura Antonelli in Mi faccio la barca di Sergio Corbucci ha dei momenti irresistibili, così come l’annoiato aspirante attore campano di Borotalco. Carlo Vanzina gli cuce addosso una serie di ruoli magnifici da Sapore di mare a Vacanze di Natale a Yuppies, prototipi cialtroneschi di diversi momenti della storia italiana, dal boom alla Milano da bere. Così come il Don Buro di Vacanze in America è una macchietta indimenticabile, con il suo accento ciociaro e i modi spicci. Uno dei momenti più belli della sua carriera glielo regala Carlo Verdone, in Compagni di scuola, il suo Tony Brando è un personaggio tragico che lui vira in grottesco, lasciandogli addosso una dignità straordinaria con una sensibilità da attore di razza. Ecco, è questo che troppo spesso si è dimenticato di Christian De Sica, che è un attore di altissimo livello.
Lo ha dimostrato, in tempi recenti, in ruoli da comprimario. In The Tourist, mediocre thriller ambientato a Venezia, eclissa con poche scene due star internazionali come Johnny Depp e Angelina Jolie. Il suo maggiordomo ne Il principe abusivo di Alessandro Siani è di gran lunga la ragione migliore per vedere il film. Anche come regista, Christian De Sica ha raccolto meno, sia in termini di pubblico che di critica, di quanto avrebbe meritato. Il suo esordio, Faccione, del 1991, dopo trent’anni meriterebbe una revisione, Uomini Uomini Uomini e Tre sono entrambi film da rivalutare. Ha fatto ridere di gusto gli italiani per quarant’anni Christian De Sica, e anche solo per questo bisogna essergli grati. Per il suo compleanno è bello ricordare che è stato ed è un pezzo importante del cinema e del costume italiano. Come sarebbe probabilmente piaciuto anche a papà.
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