Sono ben 3 milioni gli italiani che, fra marzo e dicembre 2020, a causa di difficolta’ economiche sopraggiunte per la pandemia e il lockdown hanno dovuto rinunciare a cure mediche, visite specialistiche o operazioni. Emerge dall’indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat su un campione rappresentativo della popolazione nazionale adulta. E se, da un lato, molti hanno rinunciato a curarsi, dall’altro ci sono circa 2,2 milioni di pazienti che invece hanno dovuto chiedere un prestito ad amici, familiari o finanziarie per poter accedere alla sanita’ privata.
Chi si e’ rivolto a strutture private ha speso, in media 292 euro per ciascuna visita. Secondo l’analisi condotta da Facile.it e Prestiti.it su un campione di 125mila domande di finanziamento presentate da gennaio a dicembre, nel 2020 l’importo medio dei prestiti personali richiesti per pagare spese mediche e’ stato pari a 6.145 euro, da restituire in 53 rate (circa 4 anni e mezzo).
Continuando a scorrere l’analisi si scopre che 32,8 milioni di italiani si sono visti rimandare, se non addirittura annullare, visite, esami o operazioni in programma nel 2020; nello specifico, circa 27,9 milioni di italiani, vale a dire il 73,6% di coloro che avevano in programma un appuntamento presso una struttura sanitaria, hanno subito uno o piu’ rinvii, mentre 13 milioni di cittadini, pari a piu’ di un paziente su tre (34,3%), hanno dovuto fare i conti con l’annullamento.
Gran parte della popolazione adulta a causa dell’emergenza sanitaria ha dovuto fare i conti con disservizi che, dati alla mano, hanno riguardato praticamente tutte le specialita’; ma se il triste primato spetta, in percentuale, a gastroenterologia e urologia (rispettivamente con l’81,2% e il 75% di pazienti che hanno subito ritardi o annullamenti su visite, esami od operazioni gia’ programmate), anche patologie molto gravi non sono state esenti da questo fenomeno e, ad esempio, hanno subito ritardi o annullamenti il 61,1% dei pazienti cardiologici ed il 47,2% di quelli oncologici.
Mediamente il rinvio e’ stato di quasi due mesi (53 giorni), ma il dato ancor piu’ preoccupante e’ che nel 68% dei casi l’appuntamento e’ stato rimandato sine die. Per alcune specialita’, pero’, i giorni di rinvio sono stati ben piu’ lunghi; nel caso dell’oncologia, ad esempio, lo slittamento medio e’ stato di 63 giorni, per la cardiologia di 72 giorni e addirittura 81 giorni per la ginecologia.
La pandemia, sempre secondo la ricerca, ha messo sotto stress tutte le strutture sanitarie, ma in particolar modo quelle pubbliche; fra coloro cui e’ stato rinviato o annullato un appuntamento gia’ programmato, nel 54,7% dei casi questo si sarebbe dovuto svolgere in struttura pubblica, nel 45,3% in una privata.
Fra chi ha subito un rinvio o un annullamento, il 30,2% degli intervistati ha poi scelto di svolgere il controllo in struttura privata, il 31% in struttura pubblica, ma soprattutto, per il 38,8% l’esame e’ stato annullato senza alcuna riprogrammazione. Questa situazione ha spinto molti italiani ad abbandonare la sanita’ pubblica in favore di quella privata: secondo l’indagine circa 7 milioni di cittadini, a seguito del rinvio o annullamento, hanno scelto di spostare da una struttura pubblica ad una privata una o piu’ visite.
Quando si chiede la ragione del ricorso al privato si scopre che il 18,9% dei pazienti lo hanno fatto per paura che la loro patologia peggiorasse, il 12,6% perche’ avevano un’assicurazione che ne copriva i costi. Chi si e’ rivolto ad una struttura privata ha dichiarato di aver speso, in media, 292 euro per singola visita, esame o operazione. Per far fronte ai costi legati alla sanita’ privata, il 73,2% ha pagato usando i propri risparmi, mentre il 16,6% ha fatto ricorso ad un’assicurazione sanitaria. Circa 2,2 milioni di pazienti (pari al 9,1% di chi e’ ricorso alla sanita’ privata) hanno dovuto chiedere un prestito ad amici, familiari o finanziarie.
La soluzione del prestito e’ piu’ frequente tra i rispondenti residenti al Sud e nelle Isole, dove la percentuale arriva all’11,9%. Oltre ai disservizi, vi e’ una fetta importante della popolazione italiana che nel 2020 ha scelto di propria iniziativa di rinunciare a prenotare o effettuare una o piu’ visite, esami specialistici od operazioni; secondo l’indagine sono 68,6% degli italiani, pari a circa 30 milioni di individui. Nel 71,3% dei casi lo hanno fatto per paura di contrarre il Covid recandosi in una struttura medica, nel 19,7% perche’ scoraggiati dai lunghissimi tempi di attesa.
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