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4 Critici d’arte che hanno cambiato il pensiero sull’arte contemporanea: quale Arte post Covid?

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Quattro Critici d’arte per quattro Correnti artistiche tra la fine del ’900 e il nuovo millennio che ha cambiato il pensiero sull’arte contemporanea.
Quale Arte post Covid?

[Comunicato stampa]
Pierre Restany: Nouveau Réalisme “Nuovo Realismo”; Germano Celant: “Arte Povera”; Achille Bonito Oliva: “Transavanguardia”; Antonio Gasbarrini: “Transrealismo”.

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Mentre l’arte attende la riapertura dei Musei e delle Gallerie d’arte, un’originale lettura dell’arte italiana di fine ’900 ed inizio millennio riflette sulla sua relazione con il tempo che stiamo vivendo. Fra reale e virtuale, si possano creare nuove possibilità per gli eventi culturali e artistici. L’arte supera il confine dell’isolamento di questi mesi con un progetto di esito digitale: “ Critica Arte Contemporanea” ha dato vita ad un centro didattico-culturale-interdisciplinare per una nuova visione dell’arte post Covid che si estende in un approfondimento delle tematiche contemporanee partendo dalle ultime correnti artistiche, in questi periodi purtroppo soggetti al lockdown diventando una proposta alternativa per continuare il dialogo con il pubblico.

Con lo studio dei quattro critici-storici dell’arte analizzeremo le ultime quattro correnti artistiche da loro battezzate in luoghi e date storiche che hanno cambiato il pensiero sull’arte contemporanea, per ridare autenticità e verità alle opere d’arte degli artisti contemporanei.

Siamo sempre più sicuri che la storia dell’arte è più importante di qualsiasi mercato e denaro. Alla denominazione “mercato” si dovrebbe usare il termine Arte=crescita civile e morale. Cosicché la creazione delle opere d’arte possa recuperare quei soggetti simbolici e visionari che hanno da sempre caratterizzato la vera arte, in quanto esprimente idee universali. In breve, l’arte deve avere quell’impronta individuale, che più delle volte va contro corrente, perché è intrinseca alla visione personale del mondo.
Dunque tutta l’arte compresa quella contemporanea, ci deve fare riflettere su quell’impellenza connaturale nell’uomo che traspone il suo pensiero impulsivo, stimolando la metamorfosi creativa che aspira al valore massimo, scoprendo il sovrasensibile e diventando eterna quando è autentica.
Per menzionare un resoconto che nel corso del tempo è diventato Storia culturale dell’espressione artistica italiana tra la fine del ’900 e l’inizio del nuovo millennio. possiamo farlo attraverso i quattro critici e le quattro correnti dell’arte che hanno distinto gli ultimi 50 anni.

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1960. Milano Galleria Apollinaire
Pierre Restany, Nouveau Réalisme “Nuovo Realismo
Per il critico francese Pierre Restany, la città di Milano è diventata, con gli anni, il suo punto di riferimento culturale, collaborando con la galleria Apollinaire di Guido Le Noci, realizzando importanti mostre. Restany, inoltre, sempre a Milano, ha collaborato con la rivista d’arte “Domus”, e ha diretto la rivista “D’Ars”.
Pierre Restany è stato il teorico del Nouveau Réalisme – Nuovo Realismo, Punti nodali sono stati tre manifesti, di cui quello pubblicato a Milano nel maggio 1960, resta principale per la descrizione degli artisti, con la mostra alla Galleria Apollinaire e poi a Parigi, 1961 e Monaco, 1963.
Il “Nouveau Réalisme” è stato contraddistinto da un’intensa critica alla società dei consumi e connesse antinomie, mostrando modi diversi nel recupero “estetico” degli oggetti quotidiani. Gli artisti che fecero parte sono: Niki de Sanit Phalle, Y, Klein, J. Tinguely, Arman, Christo, César, M. Rotella, D. Spoerri, F. Dufrene, R. Hains, M. Raysse, J. M. de la Villeglé, con nuovi modi di pensare nella percezione della realtà. Le distruzioni oggettuali di Arman, le compressioni di César, i manifesti strappati con i “Dècollage” di Rotella, gli assemblaggi di fine pasto nei tavoli di Spoerri, gli “impacchettaggi” di Christo, sono dimostrativi di questa correlazione con l’oggetto nel dato reale.

Pierre Restany

1967. Genova Galleria La Bertesca
Germano Celant, Arte Povera
Tra il 1962 al 1972 nasce l’Arte Povera. Teorico del movimento è il critico Germano Celant che nel 1967 organizza la prima mostra: “Arte Povera e IM Spazio”, presso la Galleria “La Bertesca” di Genova con le opere degli artsti: Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali ed Emilio Prini. Successivamente Celant elaborò “Arte Povera: Note per una Guerilla War”, un manifesto aggiuntivo con la scelta di altri artisti: Giovanni Anselmo, Piero Gilardi, Mario Merz, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio. Il movimento respinge le tecniche tradizionali e utilizza materie povere reperibili, derivati dalla natura e dall’industria (terra, acqua, vegetali, stracci, plastiche, legno, scarti industriali, ecc.), presentati molte volte come installazioni interagendo e tendendo a implicare emotivamente e concettualmente il pubblico. Celant asserisce, che l’arte povera si rivela: “nel togliere, nell’eliminare, nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni, per ridurli ai loro archetipi” appoggiando la combinazione dei linguaggi visivi e la “contestualizzazione storico-ambientale delle arti”.
L’Arte Povera ha delle similitudini con il “Teatro Povero”, declinando nelle loro opere a qualunque simulazione, per mostrare soltanto se stessi in quanto materie suscettibili agli impeti della natura ed al trascorrere del tempo come qualunque manufatto.
Tendenze similari si possono appurare negli stessi anni anche in altri paesi Europei e negli Stani Uniti.

Germano Celant, ph. Brigitte Lacombe

1978. Modena Galleria Emilio Mazzoli
Achille Bonito Oliva, Transavanguardia
La corrente artistica Transavanguardia, nome scelto dal critico d’arte Bonito Oliva alla fine degli anni ’70, viene battezzata con una mostra nel 1978 alla “Galleria Mazzoli” di Modena e poi con la rassegna “Transavanguardia Italia/America” nel 1982, presso la Galleria Civica modenese, segnando la storia del movimento.
La Transavanguardia teorizzava una ripresa della pittura tradizionale con l’uso di tele e colori. Aderirono alla corrente: Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, da tematiche che variano dalla letteratura alla mitologia, dalla storia dell’arte alla filosofia, indirizzata a citare vicende e storie umane, avvicendati a volte da componenti della natura, adottati sui dipinti, quali terriccio, legno e ferro, un richiamo alle memorie arcaiche. Mimmo Paladino, tratta una traccia primordiale riprendendo i miti del Sud e le tradizioni popolari con un ingrediente onirico e visionario, in una combinazione di linguaggi. Sandro Chia, sviluppa un’espressione composta di colori eccitati e violenti, con un segno veloce ed espressivo. Si ravvisa in alcuni dipinti Chagall, la metafisica di De Chirico o la rilettura delle avanguardie, tali echi riaffiorano solo trasversalmente nell’energia del suo linguaggio. Mentre Enzo Cucchi ravvisa il senso della materia vigorosamente visionaria, amalgamandosi a rievocare il senso della storia dell’umanità. In Clemente si sente una sospensione del tempo nelle sue composizioni simboliche, mentre per De Maria emerge una qualità poetica attraverso componenti cromatici.

1995 L’Aquila Castello Forte Spagnolo – Museo Nazionale d’Abruzzo
Antonio Gasbarrini, “Transrealismo”
Il Transrealismo, nato in America intorno agli inizi degli anni ’80, con l’uscita di ‘A Transrealism Manifesto’ redatto nel 1983 dal matematico-scrittore Rudy Rucker, in cui si precisa già nel suo incipit che “Il Transrealismo non è tanto un nuovo tipo di fantascienza, quanto di letteratura d’avanguardia”. I paradigmi di una nuova forma d’arte rivoluzionaria (“Transrealism is a revolutionary art-form”, ancora dal Manifesto), peraltro in perfetta sintonia con l’emergente poetica Cyberpunk, sono sostanzialmente individuati dall’estensore nel mescolare fantasticamente la vita reale dei personaggi nel mutato e divenire scenario tecno-scientifico contemporaneo. Di ben altra valenza ontologica, epistemologica ed estetica è il Transrealismo italiano che attraversa la ricerca pittorica e scultorea di Francesco Guadagnuolo fattasi visionaria e interdisciplinare a mano a mano che nello spazio culturale di “Castelli Arte”, a Ciampino (RM) negli anni Novanta – scienza e arte, musica, cinema, scrittura, poesia, astronomia, informatica, troveranno esaltanti momenti di confronti dialettici nelle tante iniziative culturali qui avvenute alla presenza di eminenti protagonisti delle varie discipline. Un Transrealismo, quello di Francesco Guadagnuolo, debitore sì della cultura visiva più avanzata italiana ed europea, ma nel contempo originale quanto efficace nel rinnovamento neo-avanguardistico dell’impaginato pittorico o delle volumetrie scultoree. L’artista riesce ad imbrigliare in ogni sua opera, con una visionarietà fuori dal comune, la realtà sociale, politica, tecnologica, scientifica da cui siamo attorniati e assediati soprattutto nella dilagante dimensione immateriale del web. Realtà fortemente trascesa, eppure fortemente ancorata a rilanciabili valori di matrice umanistica, etica e religiosa nella più larga ed ecumenica accezione sacra.
‘Transreali’ è la parola adottata dal critico Antonio Gasbarrini per le opere di Guadagnuolo nella pubblicazione-documento: “L’idea di visionario”. Dalla 3D alla RV – Angelus Novus Edizioni – L’Aquila (1995), con relativa mostra presso il “Castello Forte Spagnolo” – Museo Nazionale d’Abruzzo – L’Aquila, che notifica a Francesco Guadagnuolo il maggiore artista di riferimento. Il movimento è stato presentato in luoghi Istituzionali, come il 9 dicembre 2011 presso la Camera dei Deputati a Roma, in occasione della monografia “Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo” con le poesie di Karol Wojtyła (Edizioni: Angelus Novus – Tra 8 & 9 – Anno 2011) e gli interventi di Antonio Gasbarrini, Renato Mammucari e Plinio Perilli.
Ai Castelli Romani, a Frascati, nel 2012 viene presentata la corrente artistica: “Da Guttuso a Guadagnuolo, e il Transrealismo in Italia” presso la Sala degli Specchi della Biblioteca Comunale. Sono Intervenuti: il filosofo Emilio Baccarini, lo scienziato Fulvio Bongiorno e il critico scrittore Pino Blasone. Ancora a Roma la presentazione del movimento artistico del Transrealismo è avvenuta nel 2013 presso la Biblioteca Vallicelliana, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (a cura dei critici Antonio Del Guercio, Antonio Gasbarrini e Antonio Picariello). Segue la pubblicazione “La Nuova Realtà Visionaria – Il Transrealismo” Ed. Tra 8 & 9 – Velletri (RM) nell’ambito dei Grandi Eventi nell’Agro Romano Pontino – 9ª Rassegna giugno 2013 – Comune di Aprilia (LT), con relativa Mostra presso la Sala Manzù della Biblioteca Comunale.

Antonio Gasbarrini

2020-21, quale Arte post Covid?
La storia ci ha mostrato che da cicli bui del tempo andato sono emerse le arti più rivelanti. Si è confidato che prima o poi si sarebbe giunto ad una Rinascita “o meglio ad un nuovo umanesimo dell’era digitale, – come scrive Renato Mammucari – perché s’immette in uno sviluppo di cambiamento storico, una mutazione antropologica profondissima, direi epocale con grandi novità: processi mentali e processi formali”. Il Transrealismo è una buona occasione, perché oggi rappresenta un’opportunità da esplorare, sicuri che questa risolutiva metamorfosi diventa la condizione migliore che aiuta ad affrontare anche la vita medesima. È un avvenimento di sviluppo e rinascita per il mondo dell’arte, che destina non solo agli artisti ma a tutti i campi della cultura nuove adeguate ricerche. Si rapporta con l’attuale mondo tecnologico e si presenta l’urgenza di comunicare la realtà mutante per essere meglio compresa, in un criterio totalizzante per conseguire una moderna coscienza che riconosca nuove visioni prospettiche. Attraverso il dramma Covid è un‘occasione per riflettere sul significato di arte e come intendere la cultura artistica del dopo. Se è vero che l’arte testimonia la vita, è proprio in questo tempo 2020-21 che ci si sente più attratti alla vita. Guadagnuolo realizza una serie di opere ispirate al Covid-19. E se c’è un linguaggio d’arte che può tradurre questa condizione preoccupante, Guadagnuolo lo fa in forma rivelativa, facendo vedere il senso dell’inquietudine e l’aspettativa del dopo. Arte-cultura e tecnologia diventano rappresentazione della realtà, un incorporarsi l’uno con l’altro divenendo Trans-Realtà. Questo succede quando una moltitudine di uomini e donne si raccolgono attorno ad un pensiero transreale per avviare un’insolita visione del mondo (per questo di emergenza), applicandola alla realtà sotto lo studio estetico, morale e politico. Portando così il Transrealismo a recepire tutti i bisogni dei mutamenti della nostra vita che, passato il virus, la storia culturale non sarà più come prima. Sarà anche l’occasione per riflettere e valutare la portata del Transrealismo come terza via praticabile all’interno dell’acceso dibattito in corso tra i fautori del Postmodernismo e quelli del Nuovo Realismo (su tutti, rispettivamente, i filosofi Gianni Vattimo e Maurizio Ferraris).

Generato negli Stati Uniti come fenomeno letterario, poi come movimento artistico estendendosi oltre all’America Latina, anche in Europa: Germania, Spagna e Italia. In un’ intervista di Christian Besemer a Lawrence Ferlinghetti del 23 Novembre 2012, dice lo scrittore a proposito della sua poesia: “…trans-realismo. Si, trans-realismo! Prendere immagini visive, utilizzare in modo inaspettato che incrocia e supera il senso…”.


Articolo pubblicato il giorno 26 Gennaio 2021 - 15:36 / di Cronache della Campania

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