I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche riformando la sentenza di primo grado che aveva condannato all’ergastolo La Torre, noto come il boss psicologo per aver conseguito una laurea in carcere e con un passato da collaboratore di giustizia. Nel corso della requisitoria, la Procura generale di Napoli aveva chiesto la conferma della condanna all’ergastolo.
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Durante la strage di Pescopagano, compiuta da La Torre e dai suoi killer con fucili e mitragliette, rimasero uccise cinque persone, tutte innocenti, ovvero quattro immigrati – tre tanzaniani e un iraniano – e un italiano padre di sei figli, Alfonso Romano; otto persone furono invece ferite, tra queste il figlio 14enne del titolare di un bar dove i sicari agirono. Fu una vera e propria mattanza, con La Torre che si mosse in moto con un fedelissimo alla testa di una colonna di auto con dentro i suoi uomini armati.
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