Una lettera che arriva a 4 mesi dalla sfiducia nei suoi confronti firmata da 11 consiglieri. “Con riferimento a quanto è accaduto al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati da fine luglio 2020 fino ad oggi, scrive la presidente Liguoro- avverto l’esigenza di rappresentarVi alcune mie sentite considerazioni, sicura che vogliate apprezzarne l’essenza. Non vi è dubbio, e sarebbe da ipocriti negarlo, che quella delibera intervenuta il 28 luglio 2020 abbia inciso profondamente sulla Fondazione Enrico De Nicola, sul suo assetto amministrativo e sulle valutazioni di merito circa l’operato di chi l’ha rappresentata, determinando una drammatica divisione all’interno del nostro Consiglio. Non è questa la sede per analisi di tipo politico o per intercettare le ragioni diverse e anche ultronee rispetto alla stessa Fondazione rivendicate da 11 consiglieri nel noto documento di sfiducia rivolto alla mia persona e all’intero Ufficio di Presidenza.Se entrassi nel merito di questa vicenda commetterei un grossolano errore, sia perché è stata oggetto di un approfondito dibattito in seno alla classe, dibattito maturato al di là di consessi ufficiali (Vi ricordo che, causa Covid, non è stato ancora possibile convocare un’assemblea), sia perché tradirei lo spirito che ispira questa mia iniziativa”.
Dopo le dovute premesse la presidente spiega: “Pur rivolgendomi a tutti i consiglieri, non nego che queste mie considerazioni sono rivolte in particolar modo agli undici firmatari la sfiducia. E’ innegabile che tale mozioni di sfiducia è caduta in un momento particolare per l’intera Avvocatura e non solo.Da Marzo 2020 viviamo una delle fasi più complesse della nostra vita professionale. Ho apprezzato molto quanto è stato fatto con la collaborazione di tutti i consiglieri per garantire, nella prima fase dell’epidemia, tutta la nostra vicinanza alla intera platea degli Avvocati che militano nel nostro Foro. L’intero consiglio si è prodigato, con iniziative concrete e condivise da tutti, per difendere e tutelare i diritti degli Avvocati e per evitare che il momento storico fosse utilizzato per ridimensionare il nobile ruolo della professione forense. Oggi, in considerazione di quanto sta accadendo in questa seconda fase dell’epidemia, la situazione sta degenerando, perché la forte crisi che già viveva l’Avvocatura nazionale si è acuita in seguito all’emergenza sanitaria. Lo scenario che abbiamo innanzi è davvero preoccupante e molti colleghi lo stanno elaborando in silenziosa rassegnazione. E’ umiliante vedere Avvocati costretti a mortificanti attese ad elemosinare notizie spesso negate, divenire inevitabili protagonisti di conflitti con le cancellerie, subire rinvii dei procedimenti così in avanti nel tempo con inevitabili ricadute negative sulla domanda di giustizia. Certo, quello che sta accadendo non è colpa di nessuno e vanno giudicati positivamente gli sforzi dei vertici istituzionali del Tribunale di Torre Annunziata nell’orientarsi, in sinergia con i rappresentanti dell’Avvocatura, verso proposizioni organizzative capaci di delimitare il perimetro dei nostri disagi”.
Ed ecco il passaggio e l’invito all’unità del consiglio dell’ordine degli avvocati rivolto a tutti e in modo particolare agli 11 ‘dissidenti’ da parte del presidente Luisa Liguoro: “Ma è innegabile che l’Avvocato spesso è solo e disorientato, in preda ad un senso di precarietà che lo affligge. Questa situazione, egregi amici del consiglio, merita da parte nostra particolare attenzione e spirito di servizio. Per questo credo sia venuto il momento di una riflessione più profonda, e per questo Vi invito, e invito in particolare gli 11 consiglieri dissidenti a recedere, almeno per adesso, dalla loro iniziativa. Uniamoci in uno sforzo comune per assicurare alla classe degli Avvocati iscritti al foro di Torre Annunziata non solo una vicinanza morale, ma anche iniziative che siano intercettate come un reale sostegno in questo delicatissimo momento. Non è questo il tempo per discutere di sfiducie né per alimentare legittime aspettative o ambizioni personali. Questo è il momento in cui, almeno per questa fase, il senso di responsabilità e la necessità di dare autorevolezza al Consiglio devono prevalere sugli individualismi e sulle ragioni che sostengono le diverse posizioni in campo”.
E quindi l’appello finale: “Vi rivolgo, dunque, un accorato invito a revocare la mozione di sfiducia e a sospendere qualsiasi iniziativa che va in una direzione conflittuale. Tutti i nostri colleghi non potranno che apprezzare e applaudire.
In un periodo storico in cui le nostre coscienze sono scosse dall’evolversi di notizie così poco rassicuranti, c’è un imperativo categorico a cui non possiamo sottrarci.Ora dobbiamo lavorare insieme, pur nel rispetto delle differenze. Non ci sono altre possibilità. Se non dovessimo riuscirci, ne prenderemo atto e responsabilmente faremo le scelte conseguenti, se del caso, valutando anche soluzioni estreme quali lo scioglimento del consiglio per ridare la parola agli iscritti.Io ci credo. Spero possiate ancora crederci anche Voi tutti. Vi saluto caramente”.
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