“Sì al confronto ma chi rifiuta il vaccino non può stare in corsia”, lo sottolinea Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e membro del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile, in un’intervista al quotidiano La Repubblica.
Gli indecisi si convincono a vaccinarsi contro il Covid “spiegando loro che il vaccino è sicuro, è passato da filtri assolutamente rigorosi e non è stata presa alcuna scorciatoia per averlo a disposizione” e “si tratta dell’unico modo che abbiamo per emanciparci da questa situazione”. “Non c’è alcuna ragione – ribadisce Locatelli al quotidiano – per non fidarsi dei vaccini sia in termini di sicurezza che di efficacia. Gli investimenti fatti nel mondo in termini economici, di tempo ed energie, non hanno alcun precedente nella storia dell’umanità. E anche il percorso di valutazione amministrativa e gli step burocratici sono stati ridotti al minimo proprio per far fronte all’emergenza. Tutto questo non ha impattato sulla rigorosità dell’approccio. A fronte del taglio dei tempi non è stato eluso alcun passaggio della valutazione di sicurezza”.
Per evitare il muro contro muro secondo il presidente del Consiglio superiore di sanità “la strada maestra è quella del dialogo, del confronto e del convincimento”. “Fatto salvo però – aggiunge – una cosa. Va detto chiaramente che l’interesse della collettività viene sempre prima di quello del singolo”. Rispetto alla posizione dei lavoratori della sanità, in particolare nelle Rsa, Locatelli ricorda che “quando una persona decide di dedicare la propria attività lavorativa alla cura deve avere quella come stella polare che guida il suo cammino e le sue scelte la tutela degli altri. Aver visto tante persone morire nelle Rsa per la diffusione del Covid dovrebbe essere già una motivazione importante, che spinge a proteggere gli altri, i quali ti hanno affidato il bene più prezioso, cioè la salute”.
E se questo non bastasse – avverte Locatelli nell’intervista a La Repubblica – “l’articolo 32 della Costituzione sancisce come primo principio la protezione della salute di tutti e la libertà di scelta, anche del rifiuto delle terapie. Ma quando la scelta di non curarsi mette a rischio la salute degli altri, è la seconda che deve prevalere. Se uno si dedica alla silvicultura può fare cioè che vuole, ammesso che non abbia contatti con persone a rischio. Ma se opera in una Rsa e non si vaccina rischia di contagiare anziani fragili, che per il virus possono perdere la vita”.
Quindi “investire sul dialogo, il convincimento, la persuasione ma se non bastano si può dire che il vaccino è prerequisito per svolgere le attività sanitarie. Se faccio il medico ho bisogno della laurea in medicina, se mi occupo della salute degli altri e ho a disposizione un mezzo efficace per prevenire una malattia non posso assolutamente tirarmi indietro”; invece riguardo alla popolazione generale “non ho alcun dubbio nel dire che in questo caso la strada giusta è quella della persuasione e del convincimento, non è utile creare contrapposizioni, serve, invece, far capire l’estrema utilità della vaccinazione”.
Articolo pubblicato il giorno 30 Dicembre 2020 - 08:11