[Comunicato stampa]
Una lunga gestazione per quest’opera che, fin dalla prima stesura, si è rivelata un intricato viaggio nella storia dolorosa e complessa di un bambino conteso. Sullo sfondo, il peso di un cognome ingombrante di cui ci si libera solo se si aderisce ad un programma di protezione, rinunciando –assieme ai dati anagrafici- ai sapori e ai colori della propria terra, ad una parte fondante della propria identità: quella degli affetti veri, quel microcosmo dei sentimenti che cura, protegge ripara dalle intemperie della Vita.
L’incontro tra la scrittrice napoletana, ormai mondragonese di adozione, e Carmine Schiavone jr –che a Mondragone è rientrato di recente dopo anni in cui ha vissuto al Nord da emigrante per scelta e non da confinato per motivi di sicurezza (ragioni che è arduo spiegare ad un bambino in età scolare) è un incontro di anime tra chi reca il fardello di una sofferenza e chi a questo malessere decide di dar voce.
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Non è un libro di inchiesta quello a cui la Starace si dedica, ma lo scenario su cui si staglia la vicenda del piccolo Carmine resta inevitabilmente quello del clan dei Casalesi, quello di una Campania felix trasformata in Terra dei fuochi, quello delle responsabilità che –secondo Schiavone- sono ancora da attribuire a soggetti che operano nell’ombra, senza il cui beneplacito nessuno, neppure il suo temuto nonno, avrebbe potuto agire. Connivenze, concussioni e un bambino che fu, nel racconto e nella dolorosa memoria di questo giovane uomo, pedina di scambio su uno scacchiere chiamato giustizia, dove il bianco e il nero non sono così definiti. Sfumature pericolose, quando si tratta di coniugare il benessere di un bambino di quattro anni alla necessità di fare giustizia ma anche di fare carriera.
Una narrazione intensa, una vita condensata in una manciata di capitoli che viene pubblicata in modalità di auto-produzione. Nonostante i diversi contatti intercorsi tra il mondo dell’editoria e Paola Starace (che pubblica con questo, il suo terzo libro), l’autrice concorda, con il necessario avvallo di Schiavone, di pubblicare sulle piattaforme digitali per preservare l’integrità e la veridicità –talvolta scomode- del racconto di questo bambino che avrebbe potuto avere un altro destino. O che forse lo ha già avuto.
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