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Laceno d’oro 2020: gran finale nel segno di Antonio Capuano

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Gran finale del Laceno d’oro 2020 nel segno di Antonio Capuano con un tributo alla sua poliedrica attività. Tre film del regista napoletano nel cartellone del festival internazionale di Avellino.

Gran finale per la quarantacinquesima edizione del Laceno d’oro International Film Festival. La giornata conclusiva della rassegna di cinema del reale di Avellino diretta da Antonio Spagnuolo, infatti, oltre alla cerimonia di premiazione (in diretta sulla pagina Facebook della kermesse), propone come proiezione di chiusura online Il buco in testa, il nuovo film del presidente di giuria della sezione lungometraggi, Antonio Capuano. Scritto e diretto dal cineasta napoletano e presentato lo scorso novembre al trentottesimo Torino Film Festival, è un toccante racconto di vendetta e di perdono liberamente ispirato alla storia vera di Antonia Custra, figlia di un poliziotto napoletano ucciso a Milano nel maggio del 1977 da un militante di Prima Linea, la quale dopo trent’anni decise di andare a conoscere l’assassino di suo padre.

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La retrospettiva riservata a Capuano, dopo gli omaggi dedicati nei giorni scorsi a Franco Maresco e Corso Salani (ancora disponibili sul portale MyMovies), rappresenta un tributo al maestro che dal 1991 (anno di uscita di Vito e gli altri, Nastro d’argento al miglior regista esordiente) a oggi, con la sua poliedrica attività, ha saputo sperimentarsi, reinventarsi e porsi di fronte al reale in maniera mai banale. Sono tre i film nel cartellone del festival internazionale di Avellino, scelti per raccontare la poetica del regista, figlia di quella new wave nata all’ombra del Vesuvio negli anni Novanta.

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Si tratta di tre opere che, in maniera diversa, riescono a guardare lucidamente alla porosità di Napoli. Prima de Il buco in testa, in programma oggi alle 21, in questi giorni sono stati proiettati Bagnoli Jungle (ancora disponibile in streaming), docufilm del 2015 che attraverso tre storie intergenerazionali (il poeta-ladruncolo cinquantenne Giggino, suo padre Antonio pensionato ottuagenario dell’Italsider e Marco, giovane garzone di salumeria) descrive la giungla urbana del quartiere industriale di Bagnoli con le sue brutalità e le sue sacche di resistenza, e L’amore buio, lavoro finzionale del 2010 (nel cast, tra gli altri, c’è proprio Corso Salani nella sua ultima apparizione filmica) che ispirandosi a una vicenda di cronaca indaga con doloroso e poetico approccio neorealista la violenza (e il suo pentimento) nel mondo criminale adolescenziale di Napoli. Come protagonista della giornata a lui dedicata, infine, il maestro Antonio Capuano è stato anche protagonista di un incontro online sulla pagina Facebook del festival.


Articolo pubblicato il giorno 14 Dicembre 2020 - 09:27


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