foto di repertorio
Fine di un incubo, quindi, per i funzionari e tecnici dell’ANAS, imputati secondo la tesi della Procura di aver omesso i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria di una barriere stradale risultata, secondo l’accusa, in un carente stato manutentivo, origine del decesso di una giovane diciottenne di Conza della Campania in un incidente stradale.
Erano le prime ore del mattino del 30 marzo 2013 quando Natalie Ciccone alla guida di una Fiat Grande Punto finì fuori strada unitamente l’auto in un tratto SS 401 al KM 1,400, nel territorio del comune di Lioni.
Il cadavere della ragazza fu ritrovato in una fossa nel fiume Ofanto dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco, a cui si aggiunsero i nuclei speciali del SAF di Avellino, dove sin da subito si erano concentrate le ricerche della figlia dell’attuale sindaco di Conza, il cui decesso ha gettato una comunità nel dolore e nello sconcerto.
Accolte pienamente le risultanze del perito Davide Masullo nominato per la difesa tecnica degli imputati dell’Anas. Nel corso udienze dibattimentali, l’esperto è riuscito a smontare le conclusioni dell’ingegnere incaricato dalla Procura, la cui consulenza decretò il rinvio a giudizio degli allora indagati.
Il difensore della parte civile esprime rammarico per il verdetto. Non è stata infatti condivisa la gravità delle circostanze emerse e sminuite da difensori tecnici e legale dell’Anas. Si resta pertanto in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, preannuncia il legale, che verranno certamente confutate nel giudizio di appello.
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