Era conosciuto dai malavitosi del Lazio come il ‘capo della camorra di Roma’, perché “comanda tutto lui”. Un boss che gestiva un cartello della droga di stampo mafioso, con ramificazioni che hanno coinvolto per anni anche ‘Diabolik’ Piscitelli. Ora però la sua egemonia criminale dovrà terminare: Michele Senese è infatti stato arrestato questa mattina all’alba, nell’ambito di una maxi operazione nelle province di Roma, Napoli e Rovigo con la quale i carabinieri del Comando provinciale di Roma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip presso il Tribunale di Roma, nei confronti di 28 persone (24 in carcere e 4 agli arresti domiciliari).
Le accuse sono pesantissime: gli arrestati sono ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, lesioni personali gravissime, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, reati, per la maggior parte, aggravati dal metodo mafioso. Attraverso le indagini sviluppate dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Roma, è stato documentato come il “Cartello Senese” si fosse dotato di un modello organizzativo che lasciava ampi spazi di autonomia operativa agli altri gruppi criminali, i quali agivano “solo apparentemente senza la direzione strategica del capo supremo del sodalizio”.
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Infatti, come documentato dalle intercettazioni, Michele Senese, di origini campane, era riconosciuto dagli altri sodali come il “capo indiscusso della malavita romana”, “…il capo di Roma!…..il boss della Camorra romana!….Comanda tutto lui!” e a lui si rivolgono con deferenza per riferire circa il loro operato, “per ottenere interventi finalizzati a dirimere controversie con altri malavitosi, per ottenere autorizzazioni ad assumere iniziative di varia natura e a lui forniscono somme di denaro chiaramente provento di delitto”, spiegano i carabinieri. Tale cartello si strutturava come un’organizzazione di tipo consortile, in grado di condizionare le dinamiche criminali relative al traffico di sostanze stupefacenti in ampi settori della Capitale e, in particolare, di coordinare e controllare autonomi sodalizi tra i quali quello capeggiato da Domenico e Ugo Di Giovanni, e quello diretto dai De Gregori.Tra i più fidati collaboratori del Senese ci sono Maurizio Cannone, nel ruolo di guardaspalle, e Giandavide De Pau, che ha svolto la mansione di autista. Entrambi sono risultati particolarmente attivi nel settore del narcotraffico, potendo contare su un ampio circuito clientelare prevalentemente riconducibile ai quartieri Tiburtino, San Basilio e nella città di Tivoli.
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Nei rapporti con le altre organizzazioni criminali, in più circostanze il gruppo Di Giovanni si è avvalso, scrivono i carabinieri, “della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza al clan Senese e al connesso cartello del narcotraffico e non ha disdegnato l’uso della violenza”. Del sodalizio facente capo ai De Gregori, faceva parte anche Fabrizio Piscitelli alias ‘Diabolik’ (ucciso in un agguato nell’agosto 2019), come soggetto deputato alla vendita di droga. Complessivamente, nel corso delle indagini sono stati sequestrati quasi 16 kg tra cocaina e marijuana, 70 kg di hashish e arrestate in flagranza di reato 23 persone, di cui 18 per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e sei per violazione della normativa sulle armi.
LA STORIA CRIMINALE
Michele Senese, il capo clan arrestato oggi a Roma nel corso di una operazione dei carabinieri coordinata dalla procura distrettuale Antimafia della Capitale, e’ un criminale di origini campane che si e’ radicato da tempo nel Lazio. La sua carriera criminale inizia gia’ in giovane eta’, presumibilmente favorita dal particolare contesto sociale e territoriale di provenienza, e dalla sua vicinanza al clan Moccia, all’epoca egemone nell’area a nord-est di Napoli comprendente anche il comune di Afragola, da cui il malvivente proviene. Nello spartiacque criminale costituito dalla guerra di camorra a Napoli, Senese si era schierato tra le fila della Nuova famiglia di Pasquale Galasso e Carmine Alfieri che si contrapponeva alla Nuova camorra organizza (Nco), promossa e diretta da Raffaele Cutolo. La sentenza del 14 novembre 2000 della Corte di Assise di Napoli lo ha riconosciuto militante nella confederazione camorristica denominata Nuova famiglia e ha accertato il suo ruolo attivo nella pianificazione delle strategie “militari” da attuare nei confronti degli avversari. Ha partecipato all’omicidio di Alfonso Catapano ma e’ stato assolto per “totale vizio di mente”, cioe’, incapace di intendere e di volere.
Negli anni ’80 Senese si trasferisce nella Capitale, dove inizia la sua ascesa criminale. Successivamente, nell’ambito dell’operazione “Orchidea”, eseguita nel gennaio del 2009 nei confronti di “Senese Michele + 40”, e’ stata ricostruita parte della sua carriera criminale. Oltre che sulle attivita’ di narcotraffico gestite dagli indagati, anche sulle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia che avevano riferito come Senese facesse parte di “Nuova famiglia”, trasferitosi a Roma per dare la caccia agli affiliati della “Nco” che erano scappati nel Lazio. Aveva pero’ dato vita, nella Capitale, ad un’autonoma organizzazione che operava essenzialmente nel settore del traffico e dell’importazione di sostanze stupefacenti (cocaina ed hashish), pur mantenendo sempre attivi i suoi rapporti con le associazioni camorristiche campane alle quali, Senese, assicurava il suo aiuto per le doti di killer, partecipando ad omicidi che gli venivano commissionati.
Da Roma, quindi partiva per eseguire le esecuzioni commissionate per poi fare ritorno a Roma o, viceversa, rivolgendosi ai suoi amici camorristi per richiedere l’invio da Napoli di killer per commettere omicidi nell’area romana di controllo. Grazie al suo carisma criminale, ha sviluppato nuovi rapporti ed alleanze con altre organizzazioni criminali locali operative nel territorio di Roma (Banda della Magliana, famiglia Nicoletti).
Michele Senese, riuscito ancora una volta a evitare il carcere, e’ stato nuovamente arrestato nel giugno del 2013, a seguito della riapertura delle indagini sull’omicidio di Giuseppe Carlino, commesso il 10 settembre 2001 a Torvaianica di Pomezia, che hanno portato alla condanna, in primo grado (sentenza del 31 ottobre 2014) e in appello (sentenza del 29 gennaio 2016) oltre che di Senese, anche di Domenico Pagnozzi, il primo quale mandante e il secondo quale esecutore materiale dell’omicidio. Una sentenza di morte eseguita per vendicare l’assassinio del fratello Gennaro Senese commesso a Roma il 16 agosto 1997 dai fratelli Giuseppe e Francesco Carlino ma anche per punire la famiglia Carlino colpevole di aver creato debiti al “cartello Senese” nei confronti di altri gruppi criminali attivi nel narcotraffico internazionale, riaffermando in tal modo il prestigio e la forza intimidatrice dell’associazione per delinquere.
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