Sono accusati di truffa al falso, riciclaggio ed all’autoriciclaggio. Secondo chi indaga l’unico scopo dell’associazione era quello di frodare l’istituto di credito, attraverso l’erogazione di finanziamenti che, una volta elargiti, venivano restituiti soltanto in minima parte. Il sistema escogitato sfruttava il credito al consumo, che portava alla concessione del prestito nell’arco di 24 ore (si parla, infatti, di finanziamenti denominati “easy”). Ben definiti i compiti dei membri dell’organizzazione, nell’ambito della quale il direttore della filiale ed i due funzionari con lui in servizio predisponevano il carteggio necessario per autorizzare l’accreditamento delle somme, con tanto di buste paga e dichiarazioni dei redditi false, attestanti fittizi rapporti di lavoro.Altri cinque degli arrestati, invece, avevano il compito di reclutare gli “pseudo clienti”, persone disposte a presentarsi allo sportello per aprire il conto corrente e richiedere il prestito, che venivano assistite passo dopo passo nell’iter istruttorio e alle quali erano forniti i documenti necessari per accedere ai finanziamenti. Bisognava scegliere bene i complici ai quali proporre l'”affare”, chiamati a prestarsi al raggiro ai danni della banca, dietro la promessa di qualche migliaia di euro. Si trattava di persone prive di fonti di reddito, talvolta senza fissa dimora, anche con precedenti penali, che mai avrebbero avuto il riconoscimento del credito, se la loro pratica non fosse stata istruita con documentazione del tutto “farlocca”. La gran parte dei formali beneficiari dei prestiti venivano proprio dai Comuni di residenza dei cinque incaricati di intercettarli, Salerno e altri centri della provincia, Eboli, Battipaglia, Montecorvino Pugliano e, addirittura, Castelnuovo Cilento, distante 60 km (piu’ di un’ora di auto) dalla filiale di Bellizzi (SA), base dell’organizzazione. Neppure sono mancati un paio di nuovi correntisti, giunti nel Salernitano direttamente dalla provincia di Napoli. Per l’ultimo dei nove arrestati, legale rappresentante di una societa’ di comodo, e’ scattata la piu’ pesante accusa di riciclaggio, in quanto si e’ prestato a simulare la vendita di un’auto per giustificare il trasferimento dei fondi concessi dalla banca, cosi’ da farne perdere definitivamente le tracce. La segnalazione di anomalie e’ arrivata direttamente dalla Direzione Centrale dell’istituto. Il responsabile della filiale si e’ trovato costretto quindi a denunciare la probabile truffa, di cui egli stesso era, in realta’, uno dei principali artefici. Le Fiamme Gialle hanno cosi’ ricostruito che, a fronte di una novantina di finanziamenti concessi, per un’erogazione complessiva di oltre 800 mila euro, alla banca sono state rimborsate rate per neanche un decimo (meno di 80.000 euro). Considerato che agli “pseudo clienti” veniva lasciata grosso modo la meta’ delle somme, l’organizzazione ha potuto cosi’ incassare, nel brevissimo arco temporale di tre mesi, profitti illeciti nell’ordine di 350.000 euro. I finanzieri di Salerno hanno proceduto al sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, di liquidita’ per circa 73 mila euro, nella disponibilita’ di tre degli indagati, nei cui confronti sono formulate anche le accuse di riciclaggio ed autoriciclaggio.
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