«In questi giorni – spiega Antonio D’Avino, vice presidente nazionale FIMP – si sta lavorando per consentire una riapertura in presenza della didattica, noi vorremmo andare oltre, anche perché abbiamo visto che molti sindaci, valutate attentamente le situazioni locali, hanno comunque scelto di tener chiuse le classi. Riteniamo che creando una semplice certificazione di qualità si possa almeno garantire che le scuole si adeguino a quegli standard di sicurezza che sono indicati nel parere emesso dal Comitato nazionale per la bioetica. Questo non renderà gli istituti “immuni” da rischi, ma almeno garantirà le famiglie e la collettività rispetto all’adozione di tutte le misure che oggi sono possibili per ridurre al minimo la diffusione del contagio».
In piena sintonia con il parere del Comitato nazionale per la bioetica, le regole pensate per una piena ripresa dell’insegnamento in presenza sono diverse e necessarie. «Si parte dal distanziamento fisico – prosegue D’Avino- serve un numero congruo di aule in ambienti ampi e ben aerati. Orari flessibili di ingresso per evitare un sovraccarico dei mezzi di trasporto già incongrui, mensa a turni, un numero adeguato di docenti, un protocollo sanitario per la gestione di eventuali casi di contagio a scuola. La nostra proposta è di creare una checklist che consenta sin da subito di classificare le scuole con una sorta di “bollino di sicurezza”, una patente di idoneità che possa consentire a chi di dovere di prendere decisioni guardando al caso specifico, e non alla generalità delle situazioni. In questo modo alcune scuole potrebbero riaprire sin da subito, altre adeguarsi rapidamente e ottenere il visto».
Come specificato dal Comitato nazionale per la bioetica «queste misure potrebbero anche bastare a rendere più sicure le scuole se effettivamente applicate nei tempi e nei modi necessari, ma necessitano per risultare efficaci dell’impegno responsabile di tutti i soggetti coinvolti. È importante che docenti e familiari si facciano carico di un’educazione alla responsabilità nei confronti della salute individuale e pubblica».
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