Nel capoluogo napoletano si sono verificati 15 eventi estremi , 4 allagamenti da piogge intense, 8 episodi di danni alle infrastrutture per piogge intense e 3 danni da trombe d’aria. In seguito a questi eventi a Napoli si sono registrati 12 giorni con stop a metropolitane e treni urbani. Da segnalare il caso di Torre Annunziata dove tra il 2010 ed il 2019 si sono verificate ben 8 trombe d’aria con danni a stabilimenti balneari, esercizi commerciali ed abitazioni.
Tutti i dati emergono dal Rapporto 2020 “Il clima è già cambiato” di Legambiente presentato oggi.
Nell’ultimo decennio, i Comuni italiani hanno visto succedersi 416 casi di allagamenti da piogge intense (319 dei quali avvenuti in città) che hanno determinato 347 interruzioni e danni alle infrastrutture con 80 giorni di stop a metropolitane e treni urbani; 83 giorni di blackout elettrico; 14 casi di danni al patrimonio storico-archeologico; 39 casi di danni provocati da lunghi periodi di siccità e temperature estreme; 257 eventi con danni dovuti a trombe d’aria; 35 casi di frane causati da piogge intense e 118 eventi (89 avvenuti in città) da esondazioni fluviali. secondo il Climate Risk Index di Germanwatch, tra il 1999 e il 2018 l’Italia ha registrato complessivamente 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi e perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari.
“ I dati presentati sono eloquenti – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania– e sono la dimostrazione che serve un cambio delle politiche di fronte a fenomeni di questa portata. L’Italia è oggi l’unico grande Paese europeo senza un piano di adattamento al clima, per cui continuiamo a rincorrere le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione. Senza dimenticare che il cambiamento climatico ed il dissesto idrogeologico sono due facce della stessa medaglia. In Italia dal 1999 al 2019 sono stati 6.303 gli interventi avviati per mitigare il rischio idrogeologico per un totale di poco meno di 6,6 miliardi di euro. La Campania è tra le regioni che hanno ricevuto i maggiori finanziamenti, ben 486 milioni di euro per 381 interventi ma nonostante ciò si conferma una regione dai piedi di argilla. È evidente- conclude Mariateresa Imparato- che qualsiasi pianificazione territoriale dovrebbe tenere in forte considerazione la componente climatica, che amplifica eventi naturali quali frane e alluvioni e si somma a una serie di fattori come consumo di suolo, impermeabilizzazione, espansione urbanistica, erosione costiera, conservazione delle aree naturali: tutti elementi che devono necessariamente rientrare in una logica di programmazione efficace. Da fare bene e subito.”
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