Chi ha bisogno di un finanziamento ha la possibilità di scegliere tra diverse formule. La cessione del quinto rientra sicuramente tra quelle più apprezzate, anche se presenta delle precise limitazioni per quanto riguarda l’importo massimo erogabile. Chi ha bisogno di importi maggiori ha la possibilità di richiedere un prestito delega.
Questo finanziamento viene chiamato anche doppia cessione del quinto ed il motivo è abbastanza semplice: si possono ottenere prestiti di importi più alti rispetto alla normale cessione del quinto, con la rata di rimborso massima che sale dal 20% al 40% dello stipendio netto. Scopriamo chi può richiedere il prestito delega, come funziona e che ruolo ha il datore di lavoro.
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Le caratteristiche del prestito delega
Il prestito delega presenta molte caratteristiche in comune rispetto alla tradizionale cessione del quinto. La rata di rimborso, infatti, viene pagata dal datore di lavoro, che la trattiene direttamente dallo stipendio del suo dipendente. Il piano di rimborso può avere una durata massima di dieci anni, con l’impegno mensile che rimane fisso e costante.
Le differenze più evidenti, quindi, riguardano l’importo massimo che si può ottenere e l’entità della rata mensile, che va oltre il tradizionale limite del 20% e può arrivare fino al 40% dello stipendio netto. Le sue caratteristiche, come si può leggere anche nella guida pubblicata sulla pagina https://www.cessionedelquintofacile.com/doppia-cessione-del-quinto/, rendono questo finanziamento particolarmente adatto a chi ha bisogno di un importo elevato.
Per ottenere il finanziamento è necessario possedere dei requisiti. Ovviamente il richiedente deve avere un contratto di lavoro (preferibilmente a tempo indeterminato) con uno stipendio mensile fisso. Inoltre deve avere un TFR importante, che permetta di sostenere il rimborso anche nel caso in cui il richiedente si dovesse dimettere.
Come per la normale cessione del quinto, è richiesta la copertura assicurativa contro il rischio di morte e di perdita dell’impiego. Infine, bisogna ottenere il benestare del datore di lavoro: senza il consenso scritto dell’azienda presso cui lavora, il dipendente non ha la possibilità di ottenere il finanziamento.
La richiesta del doppio quinto può essere completa solo se corredata da una serie di documenti, tra cui il codice fiscale, un documento di identità, le ultime buste paga, certificazione Unica e certificato di stipendio.
In più, come visto prima, occorre avere il consenso scritto del datore di lavoro. Grazie a delle speciali convenzioni tra gli istituti di credito e le amministrazioni di appartenenza, i dipendenti pubblici e statali possono accedere a finanziamenti con condizioni economiche più vantaggiose rispetto alla media del mercato.
Quali categorie di lavoratori possono richiedere la doppia cessione del quinto
Il prestito delega può essere richiesto da chi ha già ottenuto una cessione del quinto. Questo significa che possono accedere al finanziamento i dipendenti pubblici e statali e, in determinate condizioni, i dipendenti privati. È diverso il discorso per i pensionati: possono ottenere la cessione del quinto, ma non il prestito delega.
Non è difficile capire il motivo: nel prestito delega svolge un ruolo fondamentale chi paga lo stipendio o la pensione e, di conseguenza, le rate di rimborso. Il datore di lavoro e gli istituti previdenziali non si possono opporre alla richiesta di cessione del quinto da parte del dipendente o del pensionato; nel prestito delega le cose cambiano.
Il datore di lavoro può scegliere se dare o meno il benestare al finanziamento. Gli istituti previdenziali, invece, non possono accettare la richiesta. La legge prevede infatti che la quota cedibile della pensione non possa mai superare un quinto dell’assegno mensile, fatto salvo il trattamento minimo.
Una rata pari al 40% della pensione mensile andrebbe sicuramente ad intaccare la soglia minima, che rappresenta quell’importo considerato indispensabile per sopravvivere, quindi l’operazione non è fattibile. Riassumendo, il prestito delega può essere richiesto dai dipendenti, ma serve il benestare del datore di lavoro, mentre i pensionati non hanno questa possibilità.
Articolo pubblicato il giorno 18 Novembre 2020 - 09:59