L’eruzione – stando alle poche parole vergate su un muro con un carboncino – dunque era avvenuta il 24 Ottobre del 79 d.C, non il 24 Agosto dello stesso anno, come la vulgata prevalente ci aveva sempre tramandato da Plinio il Giovane in poi, il quale aveva descritto la morte di suo zio Plinio il Vecchio durante l’eruzione, in una lettera diretta a Tacito.
Un giornalista di una autorevole testata nazionale si spinse a scrivere anche l’ora: quella del prandium. Eppure si parlava di due millenni or sono. Comunque, l’autore della iscrizione rimaneva ignoto, forse si trattava di uno schiavo acculturato, un operaio, un liberto?
L’ignoto grafomane si era dilettato nel giorno 17 Ottobre, a scrivere quella data in una propria frase lieve, una frase da pausa di lavoro. Non c’era voluto molto a dedurre che, se il 17 di Ottobre l’ignoto operaio poteva ancora scrivere su una parete, ciò significava che l’eruzione avvenuta il giorno 24 non poteva essere avvenuta il 24 Agosto, cioè antecendentemente al 17 Ottobre, ma piuttosto posteriormente, cioè il 24 Ottobre.
Non era certo comunque l’anno. Il 78 o il 79 d.C.? Ma ormai l’annuncio era stato dato. E aveva funzionato. Infatti, all’annuncio della scoperta si aprirono le cataratte dei cieli della cultura e della politica, tant’è che gridò alla scoperta sensazionale l’allora ministro pentastellato del primo governo Conte, tale Alberto Bonisoli (ndr: signorsì, proprio del semisconosciuto Bonisoli si trattava, e non di Dario Franceschini, democristiano di lungo corso, confluito nel PD dopo la diaspora DC).
E giù cànteri ripieni di complimenti per l’aumento di visitatori e per la gestione degli Scavi di Pompei all’annunciatore-scopritore Direttore Massimo Osanna. Bene così? Fino a un certo punto. Ed ecco perché. Negli stessi giorni di Ottobre 2020, meno di un mese fa, l’anniversario dell’Eruzione di Pompei è passato sotto silenzio, salvo poche, pochissime eccezioni, da contare su una sola mano, invalida di qualche dito.
Ecco cosa hanno lasciano dietro gli annunci: disaffezione e disattenzione dopo la grande abbuffata. Nemmeno lo stesso Dir. Gen. Osanna se ne è occupato. Egli era peraltro indaffarato a organizzarsi il passaggio dalla Direzione Generale del Parco Archeologico di Pompei alla Direzione…delle Direzioni Generali dei Musei Italiani. Un bel passo in avanti.
Le scoperte Pompeiane sono servite dunque a qualcuno. Forse sono servite meno proprio a Pompei e anche ai comuni mortali di cui facciamo parte. A Pompei e a noi rimane però la attesa dell’avvento, che è poi l’arrivo del nuovo Direttore generale del Parco Archeologico, luogo più idoneo di tutti gli altri a costituire trampolino di lancio per fulgide carriere.
Ma Pompei – quella antica – ha bisogno di essere amministrata, gestita e riorganizzata, indipendentemente da chi oggi la dirige a mezzo servizio, come Osanna, con la testa già a Roma, comprensibilmente. Ed è’ ormai un mito datato quello dell’afflusso sempre in crescita dei visitatori, che oggi sono scomparsi da Pompei come da tutti i siti museali e archeologici del mondo. Intanto però, non si hanno notizie del concorso internazionale bandito per la ricerca del nuovo Osanna. Rumors riportati anche da certa stampa – non a caso salernitana – indicano nell’ex Direttore Generale del Parco Archeologico di Paestum Gabriel Zuchtriegel il nuovo Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei. Zuchtriegel, un tedesco naturalizzatosi a Napoli e oggi anche cittadino italiano.
Egli, poco meno che quarantenne, è già stato tra i venti supermanager già precedentemente nominati dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini per il passato triennio. L’ormai ex direttore di Paestum ha vissuto la propria esperienza triennale da star paestana – in una occasione anche pianista – promuovendo eventi che hanno in qualche caso seminato mugugni locali.
E, prima di Paestum, Zuchtriegel operava come docente a contratto dell’Università della Basilicata nel Corso di laurea in Beni Culturali, in sostituzione temporanea del professore Massimo Osanna. Il mondo è piccolo, come si vede. E si rivede.
Federico L.I. Federico
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