“Quasi tutte le aziende sanitarie hanno pubblicamente informato dei possibili disagi dovuti al rinvio delle prestazioni ordinarie. Purtroppo saranno centinaia di migliaia le prestazioni infermieristiche che verranno meno in Italia” lamenta Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri. “L’adeguamento di stipendio con la snervante attesa di un aumento in busta paga, la creazione di un alveo contrattuale autonomo che valorizzi economicamente e professionalmente il nostro ruolo e provvedimenti concreti, che ci consentano di svolgere il nostro lavoro in sicurezza, non come accade oggi: sono queste e molte altre le ragioni per le quali abbiamo deciso di fermarci.
Consapevoli che lottiamo contro un ‘mostro’ di nuovo agguerrito e lo facciamo oggi più che mai con armi spuntate, con una carenza di infermieri che ad inizio pandemia era di almeno 53000 unità e che a causa di politiche inconcludenti si acuisce giorno per giorno”, “non è escluso, se Governo e Regioni non considereranno seriamente le nostre richieste, che non si decida di di acuire la lotta, e che il nostro prossimo passo non sia quello di proclamare uno sciopero di 48 ore”. Allo sciopero aderiscono anche Coina ed Adi. Tutte le prestazioni essenziali saranno garantite mentre i servizi programmabili potranno subire ritardi conseguenti all’adesione allo sciopero.
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