“Pensavo fosse Immortale Maradona coincide con la mia infanzia. E la sua morte ne e’ la chiusura definitiva. Tutti i ricordi piu’ felici, quasi tutti, sono legati a lui”.
Cosi’, in una intervista alla Stampa, Roberto Saviano. “Diego per me e’ stato riscatto, felicita’ e desiderio – aggiunge – l’incarnazione del talento che ce la fa”. Impossibile spiegare a chi non e’ della citta’ chi fosse Maradona per Napoli: era “la compensazione per tutto quello che Napoli non ha mai avuto. Per quanto fosse un uomo vicinissimo a personaggi corrotti e ad ambienti terribili, in campo manteneva la regola del piacere e della lealta’ del gioco”.
Sui rapporti del campione con la camorra, Saviano spiega che questa “comprende le sue debolezze e le usa per tenerlo in scacco. Con la droga, con le prostitute e poi, anche se non c’e’ mai stata una sentenza, forse con uno scudetto consegnato al Milan perche’ diversamente ci sarebbero state troppe scommesse da pagare. La solitudine, la debolezza e l’ignoranza lo hanno portato alla frequentazione di personaggi come i Giuliano”. Saviano riconosce che il calciatore “e’ stato un miliardario e un evasore, ma in qualche misura ha sempre considerato se stesso al servizio della comunita’. Grazie alla magia dei suoi piedi l’infelice poteva tornare felice. Era nato in miseria e stava con il popolo”.
Ma “nessuno avrebbe resistito a quella pressione. Le richieste di soldi, di amicizia, di raccomandazioni. E sessant’anni, per la vita che ha avuto, sono un traguardo fin troppo maturo”. Meglio di Pele’ e Messi? “Con Messi non c’e’ paragone. Messi senza squadra intorno non esiste. Pele’ giocava in campionati senza difese”. Piu’ grande Maradona o Ali’? “Ali’. Per scelte di vita, per battaglie e per visione – risponde Saviano – Ma Maradona mi appartiene, e’ parte della mia storia”.
Articolo pubblicato il giorno 26 Novembre 2020 - 08:26