Poesie che attendono una rinascita nel libro “Limbo” di Romea Ponza che si fregia della prefazione del regista e poeta Cosimo Damiano Damato
«Nascere a Napoli ha accelerato la mia crescita personale».
Dopo l’esordio poetico nel 2019 con la raccolta intitolata «L’Arcobaleno tra il Sole e il Mare – The Rainbow Between the Sun and the Sea», in doppia lingua italiano / inglese e con la prestigiosa presentazione del maestro Alessandro Quasimodo, la poetessa napoletana Romea Ponza ritorna in libreria con una nuova opera poetica dal titolo «Limbo», con sottotitolo «Aspettando l’Aurora».
Napoli è stata fondamentale nell’accrescere un percorso introspettivo già in atto e, sebbene l’autrice viva a Roma, la sua città natale è un richiamo imprescindibile. «Venire al mondo in una città come Napoli, una città al paradosso, e per questo famosa a livello internazionale per la sua storia, cultura, bellezza e filosofia di vita (molto “lascia fare a Dio…!” e quindi molto “ZEN”, non a caso) unica ed inimitabile sia nel bene che nel male, è stato sicuramente un modo per predispormi ad un’accelerata nel “risveglio” della mia coscienza, perché è una città in cui devi essere per forza “sveglio” se vuoi sopravvivere e “non farti fare fesso”, per dirla in dialetto napoletano – ha dichiarato la Ponza -. Allo stesso tempo, puoi lasciarti andare perché sei vivo dentro, grazie al calore della sua gente e per la solidarietà delle anime che compongono la famiglia del popolo napoletano, e poi per il sole, per il mare, per la pizza, per il caffè, per il buon gusto nella cucina e nelle cose semplici e genuine».
Nella nuova opera, il filo conduttore di tutte le poesie è una condizione esistenziale di arresto, sia a livello sociale che individuale. «A livello personale, in diverse circostanze ho avuto la sensazione di avere poca influenza sul mondo esterno e l’impressione di subirlo. Aspettare sembrava l’unica soluzione, immersa in un senso d’impotenza. Da qui, il ritiro, l’attesa attiva dell’introspezione e della ricerca interiore – ha confidato l’autrice che vede nel ripiegamento intimo l’opportunità per ricaricarsi e ritornare poi energica nel mondo -. Quando interiormente cominciavo a sentirmi pronta ad aprire spiragli verso l’esterno, anche il mondo si è fermato per il virus».
Emerge dalla lettura delle poesie questo sentimento di sospensione, che è un sentimento comune a tutti, specialmente in questi giorni in cui siamo ripiombati nell’incubo del virus.
«Gli scenari che ho percepito in questa sospensione li affronto in diverse poesie, in particolare in “Limbo” e “Aurora”, due poesie che ho intenzionalmente utilizzato per dare il titolo e il sottotitolo all’opera, disponendole rispettivamente in apertura e chiusura. In mezzo ci sono liriche che descrivono come mi pongo io rispetto a questo momento crepuscolare e cosa vedo accadere sia dentro di me che all’esterno, con i miei occhi di adesso».
Sebbene l’esordio in poesia sia recente, Romea Ponza ha già ottenuto importanti riconoscimenti. L’autrice ha appena conseguito, al “V Premio Internazionale Salvatore Quasimodo”, il primo posto nella sezione Faretra, come autore più eclettico. Inoltre, si è impegnata a capofitto nella scrittura, seguendo gli insegnamenti di maestri come Franco Arminio, Giuseppe Aletti, Mogol, Cheope, Francesco Gazzè e Cosimo Damiano Damato, che ha redatto la prefazione del volume. Damato, regista, giornalista, sceneggiatore e poeta, scrive: «Romea rivela una maturità e uno sguardo poetico che affronta un lessico spirituale e psicologico» e ancora: «La Ponza con i suoi versi accende luci e spalanca finestre su quella psicologia nascosta dell’esistenza».
«Limbo è per coloro che non si arrendono passivamente alle condizioni esterne ma si riconoscono come creatori, capaci di modificare la realtà esterna attraverso una svolta, una conversione interiore – continua la Ponza -. Dopo il “limbo”, c’è sempre un nuovo inizio, una fase di rinascita». Ed è proprio ciò che ci auguriamo per l’umanità.
Articolo pubblicato il giorno 1 Novembre 2020 - 10:02