L’influenza “può provocare una serie di complicanze che normalmente portano a circa ottomila morti l’anno e a decine di migliaia di ricoveri. Questi pazienti aumenterebbero ancora l’enorme pressione che sta già esercitando sugli ospedali il Covid. Per questo la campagna deve accelerare o il sistema andrà in tilt”. Così Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza per l’emergenza e ordinario alla Cattolica di Igiene e medicina preventiva, in un’intervista a Repubblica. Che il vaccino contro l’influenza possa proteggere anche dal coronavirus “è una cosa ipotizzabile ma non è stata provata dal punto di vista scientifico. Piuttosto si è notato, in particolar modo in Australia, che in questa stagione grazie alla vaccinazione molto diffusa l’influenza ha circolato pochissimo”.
L’approvvigionamento di vaccino “va fatto nella prima metà dell’anno, al massimo entro maggio. Da lì in poi diventa difficilissimo trovare le dosi e infatti la Gran Bretagna si è mossa addirittura a dicembre del 2019”, aggiunge, “abbiamo avvertito in primavera le sedi italiane delle industrie produttrici di vaccini chiedendo di riservare all’Italia una quota importante della loro produzione ed anzichè i 12 milioni dell’anno scorso sono state garantite all’Italia 18 milioni di dosi. Il nostro problema è che la stragrande maggioranza dei Paesi fa ordini nazionali mentre da noi l’acquisto lo fanno le Regioni. Alcune si sono mosse prima, altre si sono decise tardi, alcune come la Lombardia, tardissimo”.
Con Speranza, afferma Ricciardi, “la nostra sintonia è totale”, “anche quando ho detto le cose più forti quella sintonia non è mai mancata”. Altre cinque regioni sono diventate zona arancione, “dobbiamo sperare che basti ma per capire come vanno le cose dobbiamo vedere i dati tra due settimane. È il nostro ultimo tentativo di fare misure mirate su specifiche aree. Perché le zone funzionino ci vuole una grande collaborazione da parte dei cittadini. Se si interpreta quella gialla come un liberi tutti è chiaro che pian piano si finisce nel rosso”.
“Chiudere prima avrebbe consentito che le zone più in difficoltà rimanessero gialle. C’è stato un aggravamento della situazione, con più malati e più morti, ed è ovvio che adesso quelle zone siano rosse”, conclude Ricciardi, la curva dei nuovi casi ormai “non fa testo, perché è saltato il tracciamento. Le vere curve da osservare in questo momento sono quelle dell’occupazione dei posti letto e dei decessi. E stanno salendo”.
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