foto di repertorio
Sono questi i quattro pilastri su cui il legale del Napoli Mattia Grassani spiega di aver fondato la sua difesa nel dibattimento di appello sullo 0-3 a tavolino e il punto di penalizzazione al club azzurro per non essere sceso in campo contro la Juventus il 4 ottobre. Li illustra lo stesso Grassani al sito Calcionapoli24: “Il Napoli – spiega – non ha deciso in autonomia di non viaggiare per Torino, ci sono state quattro pronunce delle ASL Napoli 1 e Napoli 2, in piu’ il sabato sera alle 18.25 dal capo di gabinetto della Regione Campania espressamente sanciva come la quarantena dovesse intendersi al domicilio dei calciatori senza alcuna deroga. Il secondo aspetto e’ che il quadro che non permetteva al Napoli di partire era gia’ chiaro dal sabato sera: nella lettera si ribadivano le prescrizioni gia’ definite il sabato pomeriggio dalle ASL. Non accettiamo il fatto che se fosse arrivato l’ok alla partenza alle 14.13, il Napoli non sarebbe stato in grado di organizzare la trasferta a Torino per la partita alle 20.45. Ci sono le dichiarazioni dell’Alitalia, in tre ore il charter sarebbe stato pronto alle 17.30: il volo sarebbe durato 1 ora e 15 minuti, alle 18.45 saremmo arrivati e ci sono 18 chilometri dall’aeroporto allo Stadium. Saremmo arrivati alle 19.15, si sarebbero potuti chiedere 45 minuti di tempo d’atteso all’arbitro. Si sarebbe potuti scendere in campo alle 21.29”. L’ultimo elemento citato da Grassani riguarda la causa di forza maggiore: “Il comportamento del Napoli – spiega – in maniera illogica e contraddittoria, non viene documentata dal Giudice Sportivo. Aver annullato alle 18.45-19 lo slot che avrebbe dovuto portare gli azzurri a Capodichino aveva dimostrato che il Napoli si fosse chiamato fuori e non avesse avuto piu’ intenzione di affrontare la trasferta. Ma gia’ c’erano dei provvedimenti del sabato, non solo quelli della domenica alle 14.13”.
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