“Così San Gregorio Armeno non l’avevamo mai vista, è un colpo al cuore. In questo momento l’anno scorso c’erano migliaia di persone, è sempre piena di turisti, invece adesso non c’è più nessuno, neanche i residenti. Quest’anno non abbiamo proprio lavorato, considerando il primo e il secondo lockdown. Perdiamo circa l’80% del fatturato. Per non parlare dell’e-commerce, che per carità va bene, però il presepe è tutta un’altra cosa”. È l’allarme lanciato da Vincenzo Capuano, titolare di una bottega a San Gregorio Armeno a Napoli, su Radio Cusano Campus. “Per fare un presepe ci sta un’atmosfera non indifferente e quella che si crea solamente venendo nelle nostre botteghe. Se continuiamo così le botteghe non avranno più i soldi per andare avanti, quindi c’è il rischio che possano vendere ai cinesi”.
“Al governo – racconta ancora il presepaio – abbiamo chiesto aiuti concreti, abbiamo bisogno di stop alle tasse, rimborso per gli affitti, intervento sul fatturato. La nostra stradina è conosciuta in tutto il mondo, noi siamo un baluardo dell’Italia nel mondo, il governo deve intervenire. Noi siamo tagliati fuori da ogni aiuto, non entriamo neanche nei ristori perché siamo classificati nel codice ateco delle ceramiche e delle piastrelle e le fabbriche che producono queste cose sono aperte”.Gli artigiani della storica via di San Gregorio Armeno Napoli hanno scritto una lettera al governatore De Luca e al premier Conte chiedendo aiuti economici dopo l’istituzione della zona rossa in Campania. Senza sussidi, hanno spiegato i mastri presepai, le loro botteghe rischiano di chiudere per sempre.
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Ad inviare la richiesta è stato il presidente dell’Associazione di Promozione Sociale ‘Le Botteghe di San Gregorio Armeno’ Gabriele Casillo. La denuncia dei lavoratori è quella di essere “completamente dimenticati dal governo centrale nell’ultimo decreto ristori”.
Articolo pubblicato il giorno 20 Novembre 2020 - 18:01