La battaglia dei tamponi, legata alle gestioni e alle competenze, a partire dal caso Lazio per finire con gli interventi in ordine sparso delle Asl, stanno mettendo in cattiva luce l’intero sistema calcistico italiano.
E’ questo il richiamo forte e chiaro che è arrivato dal presidente della Figc Gabriele Gravina nel corso di un consiglio federale particolarmente complesso che non ha mancato di valutare anche possibili scenari futuri, tra cui i ‘famosi’ piani B e C per la conclusione dei campionati. Due gli argomenti di fondo su cui Gravina chiede chiarezza, uniformità e stessa linea di condotta e di percorso: l’interpretazione delle Asl e la centralità dei tamponi. Il blocco imposto dalle aziende sanitarie al viaggio per chi è in ‘bolla’, preoccupa infatti non poco la Figc che ha subito voluto sottolineare i suoi timori e quanto sia necessaria una uniformità nell’interpretazione delle disponibilità dei calciatori dalla parte delle Aziende sanitarie. “Sono preoccupato per il mancato coordinamento di alcune Asl, perché la mancata disponibilità di calciatori a livello internazionale comporta delle sanzioni. Ci siamo mossi con i ministri competenti. L’Italia da questo punto di vista non sta facendo una bella figura internazionale. Avere pressione da altre federazioni in questo momento in cui dovremmo dare un segnale di partecipazione… Siamo l’unica federazione in Europa che ha problemi di questo tipo”, ha tuonato Gravina lanciando dunque un messaggio che intende sia recepito da tutti gli interlocutori. Ma il presidente federale ha puntato l’attenzione anche su un altro elemento centrale della vicenda, quello sulla mancanza di uniformità nelle procedure sui tamponi. Un ‘vulnus’ che rischia di creare delle criticità anche nei rapporti con le altre federazioni. “Condividiamo l’idea della centralità dei tamponi, lo avevamo già proposto in precedenza e l’abbiamo già approvata in presidenza venerdì. Non entro nel merito dell’autodeterminazione delle singole leghe. Ci hanno detto che sarà fatto, l’auspicio è che ci sia una centralità da parte di tutte le leghe e se così non sarà la federazione se ne farà carico”, ha spiegato Gravina. Il riferimento alla Lazio c’è ed è chiaro: “Come rendere omogeneo il protocollo? Basta leggerlo e applicarlo, se qualcuno lo applica in maniera difforme viene deferito. Questo è già successo in passato, funziona anche per la Lazio in questo momento anche se non entro nel merito dell’indagine che vedremo come andrà a finire. Il nostro protocollo è uno dei più severi a livello internazionale. L’indice di contagio da noi è dello 0,5 per mille rispetto al 16-17%% degli altri paesi. Se ci sono positivi significa che funziona, non possiamo con questo pretendere che si arrivi al contagio zero”, ha aggiunto. La vicenda Lazio scotta e di certo se ne è discusso in consiglio al quale erano presenti oltre che il presidente della lega Serie A, Paolo Dal Pino, il consigliere federale e presidente della Lazio, Claudio Lotito. In Procura federale era attesa la testimonianza sul caso tamponi del medico della società biancoceleste, Ivo Pulcini, che invece non ha risposto alla convocazione. Non si sarebbe presentato per problemi di salute, motivi per cui non è scattato il deferimento (non aveva risposto già alla prima convocazione) ma un rinvio. Bisognerà dunque attendere per capire la posizione di uno dei principali protagonisti di questa vicenda e soprattutto della Lazio, che sul filone della giustizia sportiva rischia sanzioni per la mancata comunicazione delle positività alle Asl dopo il tampone Synlab del 26 ottobre e del 2 novembre.
Articolo pubblicato il giorno 9 Novembre 2020 - 23:12